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Commento al Vangelo, 24 novembre 2024 – Gv 18,33-37

Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.
Questa affermazione di Gesù attesta la Sua regalità, che però non appartiene alla logica di questo mondo. Lui è re, ma in modo diverso e in modo diverso esercita la Sua autorità.
Ciò che Gesù propone, in realtà, è uno scandalo, per noi difficile da comprendere e da accettare.
Per questo Gesù invita a vivere nella verità, non fatta da proposizioni ortodosse, ma di un ascolto disponibile a cambiare il nostro modo di sentire e di vivere. Vivere nella verità è accogliere un modo diverso di vivere.
La diversità proposta, che Pilato non riesce a comprendere, è il fatto che Gesù non si comporta come un re di questo mondo, anzi si lascia giudicare e condannare senza difendersi.
Vorremmo un re che esercita il suo potere impedendo ai nemici di vincere. Vorremmo un Dio che lotta, che fa valere i suoi diritti, che esercita la giustizia implacabilmente e senza tentennamenti e ci libera da ogni angustia.
Invece Gesù si lascia giudicare e condannare ingiustamente.
Egli ci provoca mettendosi nelle nostre mani e subendo un castigo immeritato e ingiusto. È il Suo modo di fare: lasciarsi giudicare da noi, dalla vita, dall’ingiustizia. È la gura dell’innocente, di un Dio che non giudica, ma che si lascia giudicare. Se Dio lottasse, allora potremmo avere delle prove per stabilire la Sua potenza. Ma Dio rinuncia al nostro tipo di lotta.
Gesù in questo modo mostra che non ha paura degli eventi della vita, delle cattiverie umane, delle ingiustizie; non recrimina nulla e sa accogliere perché ha riposto la Sua causa nel Padre, un Padre che rimane tale sempre, sia nella buona che nella cattiva sorte. La Sua forza è la Sua fiducia in Dio.
Non significa non lottare contro le ingiustizie, questo deve essere fatto. Ciò che Gesù propone è avere fiducia in Dio. Più che nella lotta, si vince mettendoci nella mani di Dio: questa è forse la vera lotta che siamo chiamati a sostenere. Questo è scandaloso e rivoluzionario.
Proprio per questo Gesù è venuto per testimoniare la verità di un Dio che non abbandona mai, anche quando tutto sembra perduto. A questa verità siamo invitati a porgere il nostro ascolto, il nostro cuore, una verità che apre i nostri occhi e ci mostra la via della vera regalità di Dio: Dio regna amando. E noi rispondiamo mettendoci nelle Sue mani. In questo modo anche la perdita diventa l’inizio di una rinascita, di un modo diverso di relazionarsi basato non sulla forza, ma sull’accoglienza e sulla fiducia.
Fidiamoci di Dio, anche quando ci sembra di perdere, senza recriminazioni, con un atteggiamento pieno di gratitudine e di fiducia.
Allora vivremo della Sua vera regalità.