Commento al Vangelo, 20 agosto 2023 – Mt 15,21-28
Dal vangelo si nota la chiara coscienza di Gesù di essere venuto per Israele, specialmente per le pecore perdute della casa d’Israele. Ci si domanda come mai allora Gesù si trova in un territorio pagano. In realtà ciò corrisponde alle intenzioni del vangelo di Matteo, quella di mostrare il rifiuto di Israele e la conseguente apertura della salvezza ai pagani. Gesù è venuto per Israele, ma Israele non lo ha riconosciuto e neppure accolto, lo ha invece rifiutato. I pagani, al contrario, che lo hanno cercato e accolto, sono diventati parte dell’Israele di Dio.
Da questo si capisce lo strano comportamento di Gesù che, di fronte alla richiesta di una donna pagana di liberare sua figlia da un demonio, non le rivolge parola. Neppure le insistenze dei discepoli riescono ad ottenere qualcosa, anzi Gesù stesso sembra rifiutare qualsiasi intervento a favore della Cananea.
È qui che entra in gioco in prima persona questa donna pagana che fa cambiare l’atteggiamento di Gesù. Tutto d’un tratto sparisce ogni differenza tra ebrei e pagani e la sua missione salvifica si allarga anche ai pagani, diventa universale, aperta a tutti coloro che hanno bisogno di misericordia. Ed è proprio questo bisogno di misericordia che ci accomuna tutti quanti.
In questo c’è un profondo insegnamento: ciò che conta, oltre ogni appartenenza di qualsiasi tipo, è la fede. Si entra in contatto con Gesù mediante la fede, come lo stesso Gesù afferma alla donna: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».
La fede è fondamentalmente la fiducia nella misericordia di Dio, nella Sua bontà che va oltre i confini di cultura e religione. Per tutti ci sono sempre delle briciole. E questo basta!
La nostra fede non si fonda su ciò che sappiamo. La Cananea non sapeva nulla della fede ebraica, o comunque molto poco. La sua fede si fondava sul bisogno che aveva di misericordia.
La radici della nostra fede sono date dalla nostra povertà.
La donna ha accolto di essere chiamata per ciò che è, una cagnolina, bisognosa delle briciole che cadono dal tavolo dei figli. Non si giustifica, non nasconde la sua condizione; solo esprime il suo bisogno. Solo prega sapendo che presso Dio c’è misericordia anche per lei.
Questa donna ha saputo trasformare il bisogno in preghiera.
Ecco ciò che ha provocato la risposta di Gesù: una povertà che diventa preghiera. Avviciniamoci a Gesù con un cuore che sa riconoscere il proprio bisogno trasformandolo in una preghiera umile e fiduciosa. Allora la nostra preghiera sarà ascoltata e ci sentiremo anche noi parte dell’unica famiglia di Dio.