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Commento al Vangelo, 2 giugno 2024 – Mc 14,12-16.22-26

Oggi la Chiesa celebra la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù Cristo, una festa nata nel XIII secolo per celebrare la reale presenza di Gesù nelle specie eucaristiche.
La liturgia ci propone il brano dell’istituzione dell’eucarestia tratto dal Vangelo di Marco. Ciò che colpisce sono le indicazioni di Gesù circa la preparazione della Pasqua. Egli non stava cercando un luogo qualsiasi, ma un luogo arredato e pronto che lo potesse accogliere con i suoi. Tutto ciò assume un profondo significato anche per la nostra vita di discepoli.

Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Questa espressione non è da intendere solo in chiave celebrativa nel senso che Gesù voleva istituire l’eucarestia e quindi cercava la compagnia dei discepoli. È, invece, un Gesù che non vuole stare solo, ma cerca gli amici. Questa espressione deve essere intesa come simbolo della vita di Gesù, una vita incentrata sulla comunione. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi, e non può vivere senza amici. Non ci sono eventi da vivere soli; la solitudine è il contrario del messaggio evangelico, è la negazione del paradiso. Non c’è Vangelo senza amici, senza relazioni, senza Chiesa.

Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta.
Questa grande sala già pronta è figura del Regno dove il banchetto è già sul tavolo, pronto per essere consumato. Qui riecheggia la parabola degli invitati alle nozze (cfr. Mt 22,1-14), dove tutti sono invitati. Non siamo noi che ci avviciniamo a Dio, ma è Lui che si fa vicino a ciascuno di noi per offrirci benedizioni. A noi sta solo accogliere l’invito, accogliere di far parte della categoria degli invitati alle nozze. È un invito non ad una festa qualsiasi, ma ad una festa di nozze, simbolo della gioia e di una nuova creazione che ci attende.

Lì preparate la cena per noi.
Pur essendo tutto già pronto, c’è qualcosa che dobbiamo fare anche noi. Seguendo l’idea della parabola accennata, si capisce quale sia il nostro compito: partecipare alla festa indossando l’abito nuziale. La festa esige che mi adegui allo spirito della festa, una festa dove si vive la gioia e la comunione. Questo comporta assumere uno stile di vita segnata dalla gioia e dall’amicizia.
Sono tre indicazioni per la vita del discepolo: mai da solo, grato per la vicinanza di Dio e pieno di gioia.
Ecco il significato dell’odierna solennità: vivere il dono della comunione che ci viene offerta gratuitamente da Dio.
Viviamo il significato dell’eucarestia creando quell’ambiente arredato per la comunione con semplici gesti concreti segnati dall’accoglienza, dalla misericordia, dalla gioia e dalla condivisione. Allora saremo noi stessi segno del corpo di Gesù, una presenza reale che celebriamo nell’eucarestia.