Commento al Vangelo, 19 novembre 2023 – Mt 25,14-30
Il brano evangelico tratta della parabola dei talenti dove si racconta di un uomo che, partendo per un viaggio, consegnò, in diversa misura, dei talenti ai suoi servi. Tutti andarono ad impiegare il ricevuto, tranne uno che andò a nasconderlo in una buca. Al ritorno, il padrone volle regolare i conti con i suoi servi.
La prima nota presente nella parabola è che a tutti viene concesso qualcosa e questo qualcosa è sempre abbondante. Al tempo di Gesù un talento corrispondeva grossomodo alla paga di circa 30 anni di lavoro di un operaio; ragione per cui anche colui che ricevette un solo talento, ebbe moltissimo. Nessuno è privato della ricchezza di Dio che dona sempre largamente a tutti. Il problema infatti non è la generosità o meno del padrone, ma il servo che non vede ciò che ha ricevuto, che diffida del padrone e va a nascondere il bene ricevuto. La parabola ci invita a guardare più spesso alla grandezza di Dio e a valutarci correttamente secondo il dono di Dio e non solo secondo le nostre povertà. È vero che siamo peccatori, ma siamo anche, soprattutto e prima di tutto, figli amati e benedetti. Siamo chiamati a vedere la grandezza della benevolenza di Dio, ad accogliere come Lui ci vede e così vincere la paura del giudizio e vivere una vita serena e grata.
Ciò che colpisce ancora di più, però, è la fiducia del padrone nelle capacità dei suoi servi. Siamo su questa terra non come perdenti, ma come strumenti e collaboratori di Dio. Nessuno è inutile. Ciò che ci rende incapaci è la nostra paura che ci impedisce di valorizzarci ed usare ciò che Dio ci ha donato. È necessario imparare ad avere una visione positiva circa le nostre possibilità di creare, di amare e di condividere. Solo così saremo più felici perché ci vedremo capaci di dare.
Il problema del servo che ha nascosto il talento era la paura del padrone ed essere da lui castigato. È stato giudicato malvagio e pigro. Malvagio perché ha nutrito pensieri ostili e non veritieri verso il suo padrone e verso se stesso, per cui tutto è segnato dalla diffidenza; pigro perché è lento nel moltiplicare, nel dare, nel condividere, per cui tutto diventa triste e ristretto.
Il risultato: è diventato incapace di partecipare alla gioia del suo padrone. Il modo scelto da Dio per farci partecipare alla Sua gioia è la moltiplicazione. Usando i doni che abbiamo, le ricchezze interiori ed esteriori, le nostre potenzialità, saremo in grado di vedere Dio benevolo verso di noi, di sentirci capaci di amare e di non avere paura del Suo giudizio. Moltiplicare ci converte in persone positive, piene di gioia che sanno godere del dono di Dio, che sanno condividere la gioia di essere amati. Si vince la paura moltiplicando, condividendo.
Concretamente: come vincere la nostra malvagità e pigrizia e superare la paura di Dio?
La parabola ci indica la strada da seguire: affidare il denaro ai banchieri per essere certi del guadagno e così assicurarci la possibilità di partecipare alla festa del padrone. Ecco la necessità di avere dei banchieri di fiducia.
Ma chi sono questi banchieri a cui affidare la nostra ricchezza? Sono coloro che ci aiutano a custodire il dono ricevuto, a non perdere ciò che siamo e ciò che possiamo fare; sono coloro che diventano garanzia di salvezza. I banchieri sono i tuoi fratelli che ti assicurano che anche tu potrai partecipare alla festa e che ti aiutano ad avere un cuore sempre buono.
Tutti in fondo siamo uomini poveri e deboli, che hanno bisogno di essere aiutati a vincere la paura del giudizio che si annida dentro il nostro cuore. Per questo buttiamoci nelle mani dei nostri fratelli: non ci deluderanno e avremo salva la vita. Il futuro si vince nella misura che ci si affida ai fratelli.
Investiamo nell’amicizia. Solo allora saremo veramente ricchi e pronti per condividere insieme con il Signore la gioia della festa.