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Commento al Vangelo, 19 gennaio 2025 – Gv 2,1-11

Secondo l’ottica dell’evangelista Giovanni, Gesù viene qui presentato come il vero sposo che si unisce all’umanità, dando così inizio ai tempi messianici. L’evento delle nozze di Cana diventa quindi la cornice per mostrare la novità portata da Gesù: rendere presente il vero volto di Dio, un volto segnato dalla gratuità e abbondanza in una cornice di festa, come ben espresso nel miracolo di Cana.
Dio agisce oltre le nostre aspettative: egli dona gratuitamente. Egli permette alla festa di nozze di continuare, anche quando finisce il vino. Così Egli vuole. E il vino non è altro che l’acqua presente nelle giare destinate per la purificazione. L’uomo può fare qualcosa, ma questo non basta se manca il dono di Dio, se Lui non trasforma l’acqua in vino. Le nostre forze non ottengono la salvezza: serve il dono. E Dio la dona gratuitamente. È la fine di un’economia salvifica fondata sulla ricompensa per un inizio di un’economia salvifica fondata sul dono: una salvezza gratis e migliore di ciò che veniva offerto prima dalle diverse pratiche religiose.
È l’invito a vivere nella gratitudine perché Dio dona gratuitamente, è vivere senza ansia di prestazione per una perfezione irraggiungibile perché è Dio che completa la nostra opera.
Facciamo ciò che possiamo; il resto lo fa Dio gratuitamente.
Non solo, ma il Signore supera sempre le nostre aspettative: è sempre più in là dei nostri pensieri. Perché verso la ne della festa, quando si è già bevuto molto, offrire tanto vino e per di più migliore? Si stima che l’acqua cambiata in vino si aggirasse attorno ai 600 litri. Dio infatti non ha limiti nel dare, nell’amore, purché l’uomo possa continuare ad essere felice. Spesso noi portiamo dentro la mentalità della ne del mese: abbiamo paura di non arrivarci mai, che non bastino i soldi di fronte alle varie incombenze. In realtà Dio riserva per noi cose nuove in risposta alle nostre povertà. La Sua benedizione non si limita a coprire i buchi, ma dona speranza in ciò che non osiamo sperare, ci fa vedere oltre, ci fa sognare sempre.
È l’invito a non disperare mai. Infatti, se Dio permette che nella nostra vita manchi vino, manchi qualcosa che può rovinare la nostra vita, non è perché riceviamo il corrispettivo delle nostre colpe, ma è perché possiamo risorgere, perché possiamo sperare ancora in Lui. Lui solo fa nuove tutte le cose, noi compresi.
Non disperiamo mai, ma rinnoviamo la nostra fiducia in Lui che mai smette di amarci. La Scrittura direbbe di non lasciarci cadere le braccia, di non arrenderci di fronte alle difficoltà.
Ecco la novità del Vangelo: una festa dove ognuno è invitato, le cui condizioni sono la gratuità e l’abbondanza per vivere nella gratitudine, nella speranza che il Padre ci dona attraverso Gesù, Colui che si è unito a noi per sempre e con noi condivide la Sua vita.