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Commento al Vangelo, 16 novembre 2025 – Lc 21,5-19

Due frasi che ci aiutano a comprendere il messaggio che ci offre il Vangelo proposto dalla liturgia, che a prima vista appare drammatico riguardo agli eventi futuri: Badate di non lasciarvi ingannare… Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto… con l’invito finale che Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
Prima espressione: Badate di non lasciarvi ingannare.
Nella vita succede di tutto, ma non è la fine; può succedere di tutto e per questo non bisogna trarre affrettate conclusioni. È spontaneo pensare che se qualcosa non va, allora c’è un problema, c’è una colpa da espiare, c’è una battaglia in atto dove Dio dovrà mostrarsi vincitore.
È l’illusione di credere in un Dio che ama pavoneggiarsi, atterrire e castigare. Questa non è altro che una fede che si trasforma in apologia che contempla un’eterna lotta tra bene e male, un’apocalisse artefatta che viene incontro alle nostre frustrazioni che contempla una rivincita che sa da premio.
Non lasciamoci ingannare dagli eventi della vita, siano quel che siano; il discernimento esige andare oltre la semplice fattualità del presente. La verità esige lungimiranza.
Seconda espressione: Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Può succedere di tutto e sicuramente succederà e tutti ne saremo coinvolti, perfino coloro che credono in Dio onnipotente. Certamente si sperimenterà di fatto un’abbandono da parte di Dio, o meglio il silenzio di Dio, dove gli eventi sembrano vincere. Nonostante questo neppure un capello del nostro capo andrà perduto. Dio è custode ed è accanto a noi. La sua priorità non è togliere le avversità, ma donare la forza di sperare in Lui. La vittoria della fede non è quella umana dove il nemico viene abbattuto, ma è una vittoria dove si diventa capaci di amare il nemico e di benedirlo, come più volte ricorda il Vangelo: ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (Mt 5,44-45) e Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano (Lc 6,27-28). È l’invito a scorgere una nuova apocalittica, non quella della lotta dove esistono vittoriosi e sconfitti, ma della misericordia. La vera lotta e la vera vittoria è proprio questa: diventare capaci di dare la vita come Gesù, diventare strumento e segno di misericordia.
Ecco quindi l’invito finale: Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
Perseverare in questa ottica è continuare a vivere in mezzo agli eventi, anche se non sempre felici e facili, senza costruire teologie giustificatorie che in realtà evitano una vera conversione e ci allontanano da una vera fiducia in Dio che guida la vita e cambia i cuori. Si persevera non perché cambino le circostanze, anche se è lecito pregare e lavorare per questo, ma perché si possa continuare a vedere il Signore al nostro fianco e ad avere una atteggiamento sereno e fiducioso nella misericordia di Dio. Non è un perseverare fine a se stesso, ma un convertirci ogni giorno all’abbandono nella mani di Dio come dice il profeta Isaia: Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza. Ma voi non avete voluto, anzi avete detto: «No, noi fuggiremo su cavalli». – Ebbene, fuggite! – «Cavalcheremo su destrieri veloci». Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori (Is 30,15-16).
La tentazione è sempre quella di fuggire dalla fiducia cercando vittorie, che in realtà sono rigurgiti del nostro orgoglio che non vuole correre il rischio di soccombere a Dio. Erroneamente si pensa che avere fiducia è perdere, rinunciare alla propri giustizia. Vorremmo che la nostra causa ricevesse approvazione e visibilità come segno della nostra integrità. Ma non è così per il Vangelo: chi salva è Dio in cui abbiamo posto la nostra fiducia. Sarà Lui a difenderci, non le nostre forze. E la difesa di Dio si manifesta, non nel trionfo delle nostre verità, ma nel perdono e nel vivere il tempo presente senza turbamento perché il Signore è sempre al nostro fianco.
Ecco quindi l’invito a vivere il presente senza paura e angoscia, ma profittando per crescere nella fiducia in Dio e nella misericordia verso i fratelli.
Aggrappiamoci a ciò che in realtà rimane immutabile: la fedeltà dell’amore di Dio per noi, senza lasciarci trascinare dai vari eventi, rimanendo fermi nella fiducia in Dio che è sempre con noi.
Nelle diverse tribolazioni chiediamo aiuto al Signore, fidiamoci di Lui e perseveriamo nel cammino intrapreso.
Preghiera e perseveranza sono i due atteggiamenti per vivere senza inganno e turbamento nella certezza che perfino i capelli del nostro capo non andranno perduti. Il nostro compito è rimanere legati a Lui e perseverare nella speranza, anche se a volte non tutto è come vorremmo.
Questa sarà la nostra testimonianza: la fiducia in Dio!