Commento al Vangelo, 11 settembre 2022 – Lc 15,1-32
Due sono le parole che ci aiutano a capire queste parabole, dette della misericordia: tutti e rallegratevi con me.
Solitamente Gesù era accompagnato da una folla composita dove spiccavano due gruppi principali: da una parte i peccatori, dall’altra i farisei, due categorie con aspettative differenti. Se i peccatori si avvicinano per ricevere misericordia, i farisei mantengono un comportamento guardingo e indagatore; sembra che a loro dia fastidio l’accoglienza che ricevono da Gesù.
Nelle parabole si parla di una pecora e di una moneta che si perdono. Il pastore va cerca di quella perduta per portarla con le rimanenti novantanove e la domma spazza la casa finché non la ritrova e la mette con le altre dieci monete. Al pastore e alla donna stano a cuore tutte le cento pecore e tutte le dieci monete: non è comprensibile che si perda qualcosa. Questo ci fa capire il significato di tutti: tutti, peccatori e farisei, sono sullo stesso piano. Per i farisei il mondo è diviso in due: giusti e peccatori con i propri diritti e doveri. Per Gesù, invece, non esiste questa divisione e non ci sono preferenze di persona. Per i farisei non è possibile che Dio tratti giusti e peccatori allo stesso modo, che ami tutti allo stessa maniera e che a tutti conceda la sua misericordia. Essi non capiscono come sia possibile gioire di questo, che sembra vada contro la logica della giustizia.
Infatti Gesù racconta queste parabole non per i peccatori, ma per i farisei. Non sono solo parabole per dire che Dio è buono, ma per dire che siamo tutti uguali. Questo scandalizza la nostra mente: sia che siamo buoni o cattivi, per Dio abbiamo gli stessi diritti e doveri. È la verità evangelica: Dio è buono con tutti. Quello che conta non è ciò che faccio o ciò che sono, ma quello che Dio è. E lui è misericordioso. A questa misericordia siamo chiamati a convertirci.
Gesù ci invita a metterci nella condizione di essere peccatori per accogliere la su bontà e per gioire della sua accoglienza. Lo stesso Paolo afferma di essere il più grande peccatore (cfr. 1Tm 1,12-16). Era un fariseo, rispettava la legge, ma ad un certo punto si scopre bisognoso di Dio.
Tutti siamo bisognosi del Signore, i buoni per continuare ad essere buoni, i peccatori per diventare migliori.
Dobbiamo metterci nell’ottica che abbiamo bisogno di Dio e così diventeremo testimoni della misericordia del Signore. E il testimone della bontà di Dio sa gioire di questa gratuita e abbondante benevolenza. Ecco la seconda parola: rallegratevi con me.
Imparare a sorridere a Dio perché lui sorride a noi, imparare a sorridere ai fratelli per togliere la paura che hanno di Dio, imparare a rallegrarsi assieme perché siamo tutti amati e accolti.
Questa è la nostra testimonianza che manifesta il cuore di Dio.
Tutti noi abbiamo in noi un fariseo che non vuole sorridere, che non vuole accoglie il proprio bisogno di misericordia, ma vuole la giustizia e pretende il giusto così da non dover ringraziare nessuno se non se stessi. Un peccatore, invece, non gli rimane altro che ringraziare il buon Dio e dipendere da lui.
Convertiamoci alla misericordia di Dio convertendoci alla gioia cominciando con il sorridere per mostrare il vero volto di Dio: buono con tutti e sempre.