Commento al Vangelo, 10 marzo 2024 – Gv 3,14-21
Se nella prima lettura sembra non esserci spazio per la misericordia, nel Vangelo vi è un messaggio opposto e cioè la priorità della misericordia di Dio nei nostri confronti. È il compimento della rivelazione che trova la sua pienezza nella persona di Gesù come segno visibile della bontà di Dio e della Sua volontà di salvarci a tutti i costi.
Il Vangelo sottolinea che Dio ama il mondo e lo ama non poco, ma tanto. E questo mondo siamo noi, la nostra storia con tutto ciò che ci circonda. Certamente è un mondo imperfetto e segnato dalla ferita del peccato, ma è lo stesso amato. Forse proprio perché ferito è ancora più amato e per questo non rifiutato.
Il modo per sperimentare questa benevolenza è accogliere Colui che è segno di questo amore: la persona di Gesù. Gesù diventa la via per sentirsi amati, per ricevere la misericordia. Siamo così amati che valiamo l’invio del Figlio unigenito. Infatti Gesù è la cifra del nostro valore, di quanto ci ama il Padre e di come vuole la nostra gioia, la nostra salvezza. Se pensassimo che Dio amasse solo i buoni, allora basterebbe guardare a Gesù che è venuto per i peccatori, per i diseredati di Israele, per coloro che erano esclusi dalla grazia e non erano certo meritevoli per convincerci del contrario. Proprio per questo Gesù è andato incontro a coloro che si credevano castigati perché vedessero come sono importanti per Dio.
È l’invito a vedere la nostra vita con gli occhiali della misericordia.
La misericordia non è solo questione di perdonare, ma è innanzitutto la volontà di Dio di raggiungere l’uomo dovunque si trovi e di portare a compimento il Suo progetto di amore. Lo vuole e lo fa. Dio desidera che sperimentiamo questo amore e per questo farà di tutto per raggiungerci dovunque noi siamo, in qualsiasi situazione ci troviamo, buona o cattiva, e così farci sentire che non siamo soli e che il male non ha l’ultima parola.
Ecco che Gesù invita Nicodemo a guardare a Colui che Dio ha inviato. Se guardiamo a Gesù che è la luce, allora vedremo bene ogni cosa, vedremo la nostra salvezza e non la condanna, la misericordia e non il castigo.
È l’invito ad imparare a vedere le nostre miserie dall’ottica della misericordia di Dio, tenendo fisso lo sguardo su Gesù che ha dato la Sua vita per noi.
Siamo invitati a guardare a Gesù perché nasca in noi la fiducia che siamo amati, a Lui che è venuto per sollevare ognuno di noi che si credeva abbandonato e condannato.
Se Dio ci raggiunge attraverso Gesù, a noi sta accogliere di essere da Lui illuminati perché credendo in Lui vedremo e sperimenteremo la salvezza.
Facciamo nostra l’esortazione che Gesù ha fatto a Nicodemo: Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Guardiamo a cosa ha fatto Gesù per noi, ascoltiamo cosa ci ha detto, accogliamoLo nella nostra vita e allora sentiremo che siamo tanto amati da Dio.