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Commento al Vangelo, 10 dicembre 2023 – Mc 1,1-8

L’inizio di cui parla il vangelo di Marco non sta ad indicare una nota temporale, ma piuttosto una nota ontologica, come a dire che il fondamento della buona novella è la stessa persona di Gesù. La lieta notizia, pertanto, si identifica non tanto con un messaggio o opere particolari, ma con una persona. Ne consegue che ciò che conta è la relazione con la persona di Gesù, più che con le Sue parole o le Sue azioni. Potrebbe sembrare una sottigliezza, ma in realtà è ciò che fa la differenza della fede cristiana: si entra in comunione con Dio nella misura che ci si relaziona con Gesù, una relazione fatta di fiducia, di amicizia. Diventare amici di Gesù implica necessariamente diventare amici di Dio. Ecco la buona notizia, la vera novità evangelica.
In questa prospettiva Giovanni Battista funge da personaggio introduttivo affermando che dietro a lui sarebbe venuto il Messia.
Anche questa è un’indicazione non temporale, ma spaziale che si può tradurre che dietro a Giovanni Battista viene Gesù.
Ecco che Giovanni Battista diviene necessariamente la figura del testimone, come a dire che chi vede Giovanni Battista, in qualche modo, già vede o intuisce Gesù.
Come Giovanni Battista, siamo chiamati a presentare la persona di Gesù di modo che chi ci incontra possa desiderare di incontrare Gesù e ricevere da Lui il dono di un battesimo che non si limiti al perdono dei peccati, come quello praticato da Giovanni Battista, ma un battesimo che effettivamente cambi la vita e ci trasformi in figli amati dal Padre. Infatti con il battesimo in Spirito Santo Gesù inaugura un nuovo modo di vivere la salvezza: questa si riceve dall’alto, si riceve gratuitamente, si riceve e basta.
Giovanni Battista indica solamente ciò che Gesù dona; egli è solo un messaggero che prepara la via di modo che quando verrà, il popolo sarà pronto ad accogliere il dono di Dio.
Siamo chiamati a preparare i fratelli con il nostro annuncio, un annuncio che sa di vero vangelo, che introduce la grandezza della bontà di Dio, un annuncio liberante e aperto a chiunque, che sappia suscitare l’interesse di conoscere e di diventare amici di Gesù. Dovremmo far risplendere un poco di quella luce che Gesù porta, non offuscarla con visioni ispirate a giudizio e a condanna, a imperativi dal sapore gnostico o pelagiano. A noi il compito di essere messaggeri interessanti e attraenti che annunciano liete notizie perché siano da tutti udite, un compito sempre necessario, più che mai in questi tempi dove sembra regnare la paura e la condanna.
E ognuno che ha accolto Gesù e ha sperimentato la sua consolazione, diventa a sua volta messaggero di gioia.
Potremmo dire: che si veda!