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Commento al Vangelo, 01 giugno 2025 – Lc 24,46-53

Oggi la liturgia ricorda l’evento dell’Ascensione di Gesù al cielo.
Prima di salire al Padre, Gesù invita i discepoli ad essere testimoni della misericordia di Dio e ad attendere l’invio dello Spirito per essere rivestiti di potenza. Essere testimoni di che cosa? Di ciò che Dio ha fatto per noi. Egli ha inviato Suo Figlio per donarci il perdono e la comunione con Lui. È la promessa che la nostra vita può cambiare, non grazie ai nostri sforzi, ma per la misericordia di Dio che ci mette in uno stato di comunione e non di inimicizia. I discepoli sono stati testimoni degli eventi pasquali dove Gesù ha mostrato quanto li amava. Loro sono i primi che hanno sperimentato cosa significa il perdono dei peccati, proprio loro che Lo avevano abbandonato nell’ora più dura ed una volta risorto dai morti sono stati da Lui visitati perché ricevessero in dono la pace. Con queste apparizioni del Risorto per loro inizia una nuova vita, lasciando alle spalle la colpa dell’abbandono e la paura di essere castigati.
Di questo anche noi siamo chiamati ad essere testimoni di come il Signore ci è venuto incontro, di come si è presentato nella nostra vita e di come ci ha usato misericordia donandoci una vita nuova, una nuova possibilità. Non si è testimoni di dottrine, anche se fermamente credute, ma di fatti personalmente vissuti. Senza fatti ci sarebbe solo ideologia.
Essere testimoni è testimoniare il perdono ricevuto e come questo ha cambiato la nostra vita infondendo una nuova speranza. A tutti è dato di diventare testimoni perché a tutti è data la possibilità di sentirci amati perché questa è l’intenzione di Dio.
Attendere il dono dello Spirito per essere rivestiti di potenza. Ma di quale potenza? Non è certo una potenza fisica o psicologica o di altra natura; non è semplicemente una potenza carismatica, ma è una potenza di fede, di speranza e di carità: fede che Dio gratuitamente ci ha salvati, speranza che nessuna difficoltà ci allontanerà dal Suo amore, carità che siamo amati sempre e comunque. Questa è la vera potenza che si chiama vita nuova, un nuovo modo di vedere, di pensare, di sentire e di agire.
Curiosa è la condizione che Gesù stesso suggerisce per ricevere il dono dello Spirito, quella di rimanere in città. Perché si deve rimanere proprio in città per ricevere la potenza dall’alto? Qui c’è un’indicazione particolare: ricevere lo Spirito non è una questione individuale, ma comunitaria, lo Spirito è lo Spirito del Corpo che crea comunione. Questa comunione diventa così segno visibile dell’unione con Dio.
Ecco allora il significato della solennità dell’Ascensione: vivere nella comunione, rimanere assieme per diventare testimoni efficaci del perdono e della conversione. Il frutto sarà la gioia e la lode, una vita piena di speranza, una vita segnata dalla resurrezione.