La V giornata mondiale dei poveri
«sempre con voi…»
Chi «sempre con voi»? i poveri! Ci mancava anche questa, direbbe qualcuno. Lo sappiamo bene… Ma forse non lo sapevamo ancora a sufficienza fino a quando cinque anni fa papa Francesco ha lanciato anche questa iniziativa per ricordare il problema e per invitare ad elaborare prospettive di soluzione.
È vero che Gesù ha detto: «I poveri li avrete sempre con voi…». È quel «sempre» che ci interpella e ci sollecita invitando a passare dalla considerazione di un semplice avverbio di tempo ad una contemporaneità che non lascia indifferenti. E quando si osserva tutto il mondo del volontariato si coglie in modo immediato il valore di un’attenzione fatta di donazione, di presenza, di accompagnamento, di sostegno.
La quinta giornata mondiale dei poveri prolunga l’eco di una data: era il mese di novembre 2016 quando durante il Giubileo della misericordia papa Francesco annunciava a tutta la Chiesa questa «giornata». Il breve percorso di questi anni è stato caratterizzato da queste tematiche sempre desunte dalla Sacra Scrittura: nel 2017 «Non amiamo a parole ma con i fatti»; nel 2018 «Questo povero grida e il Signore lo ascolta»; nel 2019 «La speranza dei poveri non sarà mai delusa»; nel 2020 «Tendi la tua mano al povero». Se nei primi tre anni al centro della riflessione sono state proposte la fede, la speranza e la carità, successivamente si sta iniziando un percorso che porta a riscoprire più da vicino le nuove situazioni di povertà.
Nel messaggio che papa Francesco ha inviato per questa giornata si legge tra l’altro: «I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. Essi hanno molto da insegnarci.
Il Vangelo di Cristo spinge ad avere un’attenzione del tutto particolare nei confronti dei poveri e chiede di riconoscere le molteplici, troppe forme di disordine morale e sociale che generano sempre nuove forme di povertà. Sembra farsi strada la concezione secondo la quale i poveri non solo sono responsabili della loro condizione, ma costituiscono un peso intollerabile per un sistema economico che pone al centro l’interesse di alcune categorie privilegiate. Un mercato che ignora o seleziona i principi etici crea condizioni disumane che si abbattono su persone che vivono già in condizioni precarie. Si assiste così alla creazione di sempre nuove trappole dell’indigenza e dell’esclusione, prodotte da attori economici e finanziari senza scrupoli, privi di senso umanitario e responsabilità sociale.
Lo scorso anno, inoltre, si è aggiunta un’altra piaga che ha moltiplicato ulteriormente i poveri: la pandemia. Essa continua a bussare alle porte di milioni di persone e, quando non porta con sé la sofferenza e la morte, è comunque foriera di povertà. I poveri sono aumentati a dismisura e, purtroppo, lo saranno ancora nei prossimi mesi. Alcuni Paesi stanno subendo per la pandemia gravissime conseguenze, così che le persone più vulnerabili si trovano prive dei beni di prima necessità. Le lunghe file davanti alle mense per i poveri sono il segno tangibile di questo peggioramento. Uno sguardo attento richiede che si trovino le soluzioni più idonee per combattere il virus a livello mondiale, senza mirare a interessi di parte. In particolare, è urgente dare risposte concrete a quanti patiscono la disoccupazione, che colpisce in maniera drammatica tanti padri di famiglia, donne e giovani. La solidarietà sociale e la generosità di cui molti, grazie a Dio, sono capaci, unite a progetti lungimiranti di promozione umana, stanno dando e daranno un contributo molto importante in questo frangente.
Rimane comunque aperto l’interrogativo per nulla ovvio: come è possibile dare una risposta tangibile ai milioni di poveri che spesso trovano come riscontro solo l’indifferenza quando non il fastidio? Quale via della giustizia è necessario percorrere perché le
disuguaglianze sociali possano essere superate e sia restituita la dignità umana così spesso calpestata?
Uno stile di vita individualistico è complice nel generare povertà, e spesso scarica sui poveri tutta la responsabilità della loro condizione. Ma la povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo. Pertanto, è decisivo dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzano le capacità di tutti, perché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli porti a una risorsa comune di partecipazione.
Ci sono molte povertà dei “ricchi” che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei “poveri”, se solo si incontrassero e conoscessero! Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità. I poveri non possono essere solo coloro che ricevono; devono essere messi nella condizione di poter dare, perché sanno bene come corrispondere. Quanti esempi di condivisione sono sotto i nostri occhi! I poveri ci insegnano spesso la solidarietà e la condivisione. È vero, sono persone a cui manca qualcosa, spesso manca loro molto e perfino il necessario, ma non mancano di tutto, perché conservano la dignità di figli di Dio che niente e nessuno può loro togliere.
È decisivo che si accresca la sensibilità per capire le esigenze dei poveri, sempre in mutamento come lo sono le condizioni di vita. Oggi, infatti, nelle aree del mondo economicamente più sviluppate si è meno disposti che in passato a confrontarsi con la povertà. Lo stato di relativo benessere a cui ci si è abituati rende più difficile accettare sacrifici e privazioni. Si è pronti a tutto pur di non essere privati di quanto è stato frutto di facile conquista. Si cade così in forme di rancore, di nervosismo spasmodico, di rivendicazioni che portano alla paura, all’angoscia e in alcuni casi alla violenza.
Non è questo il criterio su cui costruire il futuro; eppure, anche queste sono forme di povertà da cui non si può distogliere lo sguardo. Dobbiamo essere aperti a leggere i segni dei tempi che esprimono nuove modalità con cui essere evangelizzatori nel mondo contemporaneo. L’assistenza immediata per andare incontro ai bisogni dei poveri non deve impedire di essere lungimiranti per attuare nuovi segni dell’amore e della carità cristiana, come risposta alle nuove povertà che l’umanità di oggi sperimenta».
Le parole di papa Francesco ci interpellano. A condizione che non rimangano solo «parole»!
Il Direttore Spirituale
Prof. Don Manlio Sodi



