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Commento al Vangelo, 18 aprile 2021 – III Domenica di Pasqua

In questo brano qualcosa sembra non essere chiaro. I discepoli faticano a credere alla resurrezione di Gesù e lo stesso Gesù per due volte si meraviglia che i discepoli facciano fatica a credere.
Gesù era apparso a due di loro che erano andati a Emmaus, le donne lo avevano visto e infine era apparso anche a Pietro. Tutti erano convinti che Gesù fosse risorto ma quando appare si spaventano e sorgono ancora dubbi e pensano che sia un fantasma. Sorge la domanda come sia possibile che i discepoli non credano ancora anche di fronte all’evidenza. Questo interrogativo ci permette di comprendere i due accorgimenti che Gesù userà per allontanare i dubbi dai discepoli circa la sua resurrezione e la sua presenza in mezzo a loro. E questi accorgimenti sono più forti di qualsiasi apparizione e diventano i segni identificatori della presenza del Risorto.
Primo accorgimento di Gesù
Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho. Per credere dobbiamo avere il coraggio di toccare i nostri fratelli. Sembrerebbe il contrario, che il fratello ci allontana dalla fede, ma non è così. Non scappare dal fratello anche quando si sarebbe tentati di farlo. Il fratello non è mai un fantasma e le sue ferite sono una chiamata a toccarlo. Possiamo credere nella risurrezione nella misura che non abbiamo paura del fratello di cui tocco le sue ferite. Questo per poter credere nella resurrezione, non solo in Dio. Gesù infatti risorge con le ferite che erano i segni di un condannato a morte, di un maledetto. Toccare le ferite del fratello significa fare crescere la fede nella risurrezione. Non si scappa. Se scappiamo dal fratello, in un certo modo neghiamo la risurrezione perché togliamo ogni speranza di cambio al fratello e a noi stessi perché anche noi siamo feriti. Noi vorremmo toccare il santo per esorcizzare la paura delle nostre ferite. È la tentazione tipica dei credenti: cercare sempre la novità migliore, dove c’è più luce, bellezza e perfezione. In realtà ciò che ci fortifica nella resurrezione è guardare e toccare con speranza le ferite del fratello. Non scappiamo dalla nostra speranza.
Secondo accorgimento di Gesù
Avete qui qualche cosa da mangiare?».
I discepoli gli offrono il pesce arrostito e Gesù lo mangia davanti a loro.
È la seconda cosa che dobbiamo imparare a fare: gioire di stare con il fratello significato dal mangiare. Il mangiare non ha solo un valore biologico, ma fondamentalmente comunionale. Il cibo significa comunione. Il vero mangiare è sedersi senza fretta.
È la seconda caratteristica della fede cristiana: saper gioire, stare. È godere dello stare con il fratello.
Gesù usa questo due accorgimenti: toccare e mangiare. Per confermare la fede dei discepoli nella resurrezione nella sua presenza da risorto non fa miracoli, guarigioni o particolari segni.
Si credei nella risurrezione nella misura che si sta con il fratello. Stare con il fratello ferito ci obbliga a credere che è possibile cambiare, che la misericordia vince su ogni male perché stando con il fratello, stando assieme tutti cambiamo.
Di fronte alle prove, alle paure e ai dubbi della vita abbiamo bisogno di riconfermare la nostra speranza. Gesù ci offre la giusta indicazione: stai con i tuoi amici, con i fratelli; non scappare, ma perdere tempo con loro. Allora rinascerà la speranza nella risurrezione.