Commento al Vangelo, 3 aprile 2021 – Veglia Pasquale
In questo brano evangelico troviamo le donne preoccupate che vanno al sepolcro. Sono preoccupate di chi avrebbe rotolato la pietra del sepolcro per adempiere a tutte le pratiche della sepoltura di Gesù.
Sapevano che avrebbero trovato un morto e che dovevano in qualche modo raggiungere il morto.
Non si aspettavano altro. Erano convinte della cruda realtà e non passava per la loro mente che Dio potrebbe aver risorto Gesù, sebbene Gesù stesso lo avesse a più riprese annunciato. Era una delle possibilità, ma non credibile.
Così tutte le loro energie erano per il presente; non si attendeva altro.
Queste donne, pie, sono la nostra immagine. Siamo così presi dalla realtà che rimane esclusa ogni sorpresa di Dio. Sappiamo a livello teorico che Dio può fare miracoli, ma in realtà ci comportiamo come se questo fosse solo un’illusione. Alla fine crediamo che sarà solo quello che le nostre forze ci permetteranno di fare con risultati già predefiniti.
Ma il nostro Dio è il Dio delle sorprese, il Dio che può far risorgere, un Dio che mantiene le sue promesse anche quando sembrano irrealizzabili.
Tutto questo fa emergere la caratteristica della fede in Gesù: l’attesa certa e gioiosa del compimento delle promesse. Ciò che conta non è, prima di tutto, fare buone azioni, ma camminare con un cuore pieno di attesa e di gioia attenti a ciò che Dio farà.
La nostra preoccupazione non è misurare la nostre forze con le quali raggiungere obiettivi limitati, ma saper sperare contro ogni speranza, saper sognare e attendere le meraviglie che Dio farà.
Essere aperti alle sorprese di Dio è il vero antidoto contro il grigiore della vita.
Come essere aperti? Ricordare le sue parole e lasciare che i nostri pensieri vengano modellati non su idee di impossibilità ma su idee di possibilità, di resurrezione. Che sulla nostra bocca sia sempre: io posso perché Gesù è risorto e ci precede nel cammino.












