Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 5 febbraio – Sant’Agata

Sant’Agata è stata, secondo la tradizione cattolica, una giovane vissuta nel III secolo, durante il proconsolato di Quinziano. Dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa viene venerata come santa, vergine e martire. Il suo nome compare nel Martirologio da tempi antichissimi. Il suo memoriale è il 5 febbraio; è patrona, tra l’altro, di Catania, di Gallipoli, della Diocesi di Nardò-Gallipoli, della Repubblica di San Marino e Malta. Dopo la Vergine Maria, è una delle sette vergini e martiri ricordate nel canone della Messa. La festa in suo onore che ogni anno viene organizzata nella città di Catania è la terza festa religiosa più importante al mondo.

Agiografia

Agata è stata una delle martiri più venerate dell’antichità cristiana, fu messa a morte durante la persecuzione di Decio (249-251) a Catania, per non avere mai tradito la professione della sua fede cristiana.

Sant’Agata, Guido Cagnacci (Fonte: Wikipedia)

Nascita e controversie

Secondo gli atti del martirio, Agata nacque in una famiglia ricca e nobile, per tradizione catanese. La località di nascita è stata in passato messa in discussione: si pensa che sia nata a Palermo o, più probabilmente, a Galermo nei dintorni a nord di Catania. I sostenitori delle origini palermitane o del suo temporaneo soggiorno nella città, ossia del quartiere di Agata alla Guilla, citano gli Acta SS. Februarii I, Anversa 1658 o la Bibliotheca Sanctorum I, Roma 1961, col. 320.

I documenti narrativi del martirio di Agata in realtà tacciono sui natali della Santa e tali citazioni restano dunque infondate.

Anche sulla data di nascita non esiste particolare certezza, essendo questa taciuta dalle fonti. Se infatti la tradizione popolare indica l’età della fanciulla nella fascia adolescenziale e nello specifico le attribuisce 15 anni – portando così l’anno dei natali al 235 per semplice sottrazione, ipotizzando il 251 quale anno del 16º anno non ancora compiuto – recenti ipotesi retrodatano la nascita della Santa al 229/230 circa, facendo riferimento al flammeum, il velo del sacerdozio del primo cristianesimo, e al ruolo di diaconessa che le viene attribuito dalle prime rappresentazioni iconografiche (nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo, per esempio, è raffigurata in tunica lunga, dalmatica e stola a tracolla), attribuendo dunque un’età di circa 21 anni, poiché la tradizione riporta che Agata aveva fatto richiesta di consacrarsi a Dio al Vescovo di Catania, che accolse il suo desiderio e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate.

Processo e martirio

Nel periodo fra la fine del 250 e l’inizio del 251 il proconsole Quinziano, giunto alla sede di Catania anche con l’intento di far rispettare l’editto dell’imperatore Decio, che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede, mise in atto una feroce persecuzione. La tradizione riferisce che Agata fuggì con la famiglia a Palermo, alla Guilla, ma Quinziano li scovò e li fece tornare a Catania. Il punto che la giovane catanese attraversò per uscire da Palermo e tornare alla sua patria, oggi è detto Porta Sant’Agata. Quando la vide di presenza, Quinziano s’invaghì della giovinetta. Saputo della consacrazione, le ordinò, senza successo, di ripudiare la sua fede e adorare gli dèi pagani.

Al rifiuto deciso di Agata, il proconsole l’affidò per un mese alla custodia rieducativa della cortigiana Afrodisia e delle sue figlie, persone molto corrotte.

Il fine di tale affidamento era la corruzione morale di Agata, attraverso una continua pressione psicologica, fatta di allettamenti e minacce, per sottometterla alle voglie di Quinziano, arrivando a tentare di trascinare la giovane catanese nei ritrovi dionisiaci. Ma Agata uscì da quella lotta vittoriosa e più forte di prima. Scoraggiò le sue stesse tentatrici, le quali rinunciarono all’impegno assunto, riconsegnando Agata a Quinziano.

Rivelatosi inutile il tentativo di corromperne i principi, Quinziano diede avvio a un processo e convocò Agata al palazzo pretorio.

Breve fu il passaggio dal processo al carcere e alle violenze con l’intento di piegare la giovinetta. Inizialmente la fustigarono e sottoposero al violento strappo dei seni, mediante delle tenaglie. La tradizione indica che nella notte San Pietro la visitò, la rassicurò portandole conforto e ne risanò miracolosamente le ferite. La sottoposero infine al supplizio dei carboni ardenti. La notte seguente all’ultima violenza, il 5 febbraio 251, Agata spirò nella sua cella.

Sebastiano del Piombo, Il martirio di sant’Agata, Firenze, Palazzo Pitti. (Fonte: Wikipedia)

La morte

Sant’Agata morì in prigione, secondo la Legenda Aurea “nell’anno di nostro Signore 253 al tempo di Decio, l’imperatore di Roma”. Sull’anno della morte, a causa di errate traduzioni, si riporta infatti il 253 per Iacopo da Varagine, mentre il vulcanologo Carlo Gemmellaro riporta il 252. Tuttavia sulla data della morte non esiste dubbio sia avvenuta nel 251, in quanto le fonti principali riportano tale data.

I miracoli

Molti sono i miracoli attribuiti a sant’Agata nel corso dei secoli:

  • Appena un anno dopo la sua morte, nel 252, una grave eruzione dell’Etna colpì Catania. L’eruzione ebbe inizio il giorno 1º febbraio e aveva già distrutto alcuni villaggi alla periferia di Catania. Il popolo andò in cattedrale e, preso il velo di Sant’Agata, lo portò in processione nei pressi della colata. Questa, secondo la tradizione, si arrestò dopo breve tempo. Era il giorno 5 febbraio, la data del martirio della vergine catanese.
  • Santa Lucia, di Siracusa, quasi coetanea di Agata, andò con la madre gravemente ammalata a pregare sulla tomba di Agata per implorarne la guarigione. Narra la leggenda che Lucia, mentre pregava, ebbe una visione nella quale Sant’Agata le disse «perché sei venuta qui quando ciò che mi chiedi puoi farlo anche tu? Così come Catania è protetta da me, la tua Siracusa lo sarà da te.» La madre di Lucia guarì, e la giovane dopo poco venne martirizzata.
  • Nel 1169 un terremoto disastroso scosse Catania nel giorno 4 febbraio alle ore 21 quando molti cittadini catanesi erano radunati nella cattedrale per pregare in onore della Santa. Nel crollo della cattedrale morirono il vescovo Giovanni Aiello e 44 monaci, oltre a un numero imprecisato di fedeli. Nei giorni seguenti altre scosse di terremoto e maremoto imperversarono sulla città. La tradizione vuole che il terremoto sia cessato soltanto quando i cittadini presero il velo della Santa e lo portarono in processione.
  • Secondo le leggende più di quindici volte, dal 252 al 1886, Catania è stata salvata dalla distruzione da parte della lava. È poi stata preservata nel 535 dagli Ostrogoti, nel 1231 dall’ira di Federico Il, e nel 1575 e nel 1743 dalla peste.

 

 

 

Fonte: Wikipedia