Il Santo del Giorno

Santo del Giorno, 27 dicembre – San Giovanni apostolo ed evangelista

Giovanni è stato un apostolo di Gesù. La tradizione cristiana lo identifica con l’autore del quarto vangelo. Per questo gli si attribuisce anche l’epiteto di evangelista.

Secondo le narrazioni dei vangeli canonici era il figlio di Zebedeo e Salome e fratello dell’apostolo Giacomo il Maggiore. Prima di seguire Gesù era discepolo di Giovanni Battista. La tradizione gli attribuisce un ruolo speciale all’interno della cerchia dei dodici apostoli. Compreso nel ristretto gruppo includente anche Pietro e Giacomo il Maggiore, lo si identifica con «il discepolo che Gesù amava», partecipe dei principali eventi della vita e del ministero del maestro e unico degli apostoli presente alla sua morte in croce. Secondo antiche tradizioni cristiane Giovanni sarebbe morto in tarda età ad Efeso, ultimo sopravvissuto dei dodici apostoli.

A lui la tradizione cristiana ha attribuito cinque testi neotestamentari: il Vangelo secondo Giovanni, le tre Lettere di Giovanni e l’Apocalisse di Giovanni. Altra opera a lui attribuita è l’Apocrifo di Giovanni. Per la profondità speculativa dei suoi scritti è stato tradizionalmente indicato come “il teologo” per antonomasia. Lo si raffigura artisticamente col simbolo dell’aquila, attribuitogli in quanto, con la sua visione descritta nell’Apocalisse, avrebbe contemplato la Vera Luce del Verbo. Inoltre l’aquila, si riteneva, può fissare direttamente la luce solare.

San Giovanni evangelista, opera di Vladimir Borovikovsky (Fonte: Wikipedia)

Biografia

Al pari degli altri personaggi neotestamentari, la cronologia e la vita di Giovanni non ci sono note con precisione. I testi evangelici lo indicano come un fedele seguace del maestro, ma il periodo precedente e seguente alla sua partecipazione al ministero itinerante di Gesù è ipotetico e frammentario.

Origine e caratteristiche personali

I dettagli circa la vita di Giovanni prima dell’incontro con Gesù sono in gran parte ipotetici, desumibili da alcuni accenni sparsi nei vangeli. Il luogo e la data di nascita non sono noti. La tradizione successiva che lo indica come il più giovane degli apostoli, o meglio come l’unico di questi morto in tardissima età, può indicare una data di nascita alcuni anni successiva all’inizio dell’era cristiana. Il luogo di residenza, e probabilmente anche di nascita, era Betsaida, una località galilea sita sul Lago di Genesaret. Il padre era Zebedeo, la madre forse Salome e aveva almeno un fratello, Giacomo detto «il maggiore». Nelle liste stereotipate degli apostoli nei sinottici (ma non negli Atti) Giovanni segue Giacomo. Inoltre quest’ultimo è spesso indicato come «figlio di Zebedeo», mentre Giovanni si indica come suo fratello. Ciò può lasciare concludere che Giacomo fosse un fratello maggiore.

La famiglia era dedita alla pesca. Il padre aveva dei garzoni e i suoi figli sono detti soci di Simon Pietro, ed è possibile che la famiglia facesse parte di una sorta di cooperativa di pescatori.

Si può supporre che la famiglia di Giovanni appartenesse al ceto medio, ed è possibile che la madre Salome facesse parte del seguito di agiate donne che provvedevano alle necessità economiche del gruppo itinerante (Lc8,2-3).

La tradizione ha poi identificato in Giovanni l’«altro discepolo» che, con Andrea, faceva parte del seguito di Giovanni Battista ma seguì poi Gesù (Gv1,35-40). A tale proposito c’è da rilevare che sono piuttosto numerosi i riferimenti che Giovanni, nel Vangelo a lui attribuito, fa del Battista. Sottolinea la funzione di quest’ultimo come precursore di Gesù (Gv1,8;1,15;1,20;1,29-34;5,33-36;10,41).

Chiamata

La vocazione di Giovanni da parte di Gesù è esplicitamente narrata dai tre vangeli sinottici. Matteo (4,21-22) e Marco (1,19-20) ne forniscono un sobrio resoconto. Gesù chiama i due fratelli Giovanni e Giacomo “presso il Mare di Galilea” mentre sono sulla barca col padre Zebedeo, intenti a riparare le reti da pesca. Questa chiamata si narra subito dopo quella di Andrea e Pietro, avvenuta in simile contesto lavorativo.

Luca invece inserisce la chiamata all’interno del miracolo della cosiddetta pesca miracolosa (taciuta da Mt e Mc, riportata da Gv21,1-13 dopo la risurrezione di Gesù), e tace la presenza di Andrea.

Il Vangelo di Giovanni invece, assumendo la tradizionale identificazione dell'”altro discepolo” con lo stesso evangelista, ambienta la chiamata (Gv1,35-40) a Betania, presso il fiume Giordano (Gv1,28). Qui Giovanni e Andrea, discepoli di Giovanni Battista, furono da lui invitati a seguire Gesù con la frase “Ecco l’Agnello di Dio”. Particolarmente vivo appare il dettaglio per cui l’apostolo, futuro evangelista narratore, ricorda con precisione il momento della sua vocazione: “l’ora decima”, cioè le quattro del pomeriggio.

Apostolo di Gesù

Dopo la sua vocazione, durante gli anni del ministero itinerante di Gesù (probabilmente 28-30), Giovanni sembra rivestire un ruolo importante all’interno della cerchia dei dodici apostoli. Era secondo solo a Pietro e seguito da suo fratello Giacomo. I tre sono presenti durante alcuni dei principali eventi della vita del maestro, quando sono preferiti in maniera esclusiva agli altri apostoli:

  • la risurrezione della figlia di Giairo;
  • la trasfigurazione di Gesù;
  • la preghiera nel Getsemani, dopo l’ultima cena e prima dell’arresto di Gesù.

Con Pietro riceve l’incarico di preparare l’ultima cena (Lc22,8).

Il solo Luca (9,51-56) riporta un episodio che sottolinea il carattere focoso dei fratelli Giacomo e Giovanni. Un villaggio samaritano (ebrei considerati scismatici) aveva rifiutato ospitalità a Gesù. I figli di Zebedeo propongono la sua distruzione tramite un “fuoco discendente dal cielo”, attirandosi il rimprovero del maestro.

Sia Matteo che Marco riportano un episodio che indica il carattere ambizioso dei due fratelli. Questi avevano probabilmente una visione terrena del Regno predicato da Gesù e si aspettavano, in quanto particolarmente favoriti tra i suoi seguaci, un ruolo privilegiato in esso. Alla richiesta Gesù risponde evasivamente con l’assicurazione che “berranno il suo calice”, cioè che gli saranno associati nella sofferenza e nel martirio. Giacomo verrà effettivamente martirizzato attorno al 44 (At12,1-2).

Nel quarto vangelo, si identifica tradizionalmente Giovanni col “discepolo che Gesù amava”. Durante l’ultima cena riveste un ruolo particolare a fianco del maestro (Gv13,23-25), interrogandolo sull’identità del traditore. È testimone privilegiato del processo di Gesù (Gv18,15). Nonostante fosse scappato con gli altri apostoli durante l’arresto nel Getsemani, è l’unico dei discepoli presenti durante la crocifissione di Gesù. Egli gli affida sua madre Maria (Gv19,26-27). Dopo la risurrezione di Gesù corre con Pietro al sepolcro (Gv20,3-8). Durante l’apparizione in Galilea è il primo a riconoscere il maestro risorto (Gv21,7).

Giovanni e Maria presenti alla crocifissione di Gesù (Perugino, circa 1482) – Fonte: Wikipedia

Compagno di Pietro

Negli Atti degli apostoli, che descrivono le vicende della Chiesa apostolica in un periodo compreso all’incirca tra il 30 e il 60, Giovanni gioca ancora un ruolo di primo piano, specialmente nella prima sezione. In At1,13 Giovanni è nominato dopo Pietro al secondo posto nella lista degli apostoli, davanti al fratello Giacomo che nelle liste contenute nei Vangeli lo precedeva.

In At3,1-11 viene descritto un miracolo, la guarigione di un uomo storpio dalla nascita. Pietro e Giovanni  lo compirono presso la porta “bella” del tempio di Gerusalemme. La grande risonanza dell’evento portò all’arresto dei due apostoli, che furono fatti comparire davanti al Sinedrio. Il consiglio però non li punì e li lasciò liberi (At4,1-21).

In At5,17-42 si descrive l’incarcerazione da parte del sommo sacerdote degli “apostoli”. Tradizionalmente Giovanni viene inserito nell’episodio, inclusione non sicura ma resa verosimile dal suddetto episodio analogo. Secondo il testo biblico l’incarcerazione si concluse nella notte stessa con una miracolosa liberazione. Seguì l’indomani un nuovo arresto e un secondo processo, con l’inatteso intervento in loro favore da parte del rabbino Gamaliele. Il Sinedrio li fece fustigare e poi li liberò.

Durante la prima persecuzione contro i seguaci del Nazareno, che vide la morte di Stefano e l’attivo operato di Saulo, gli apostoli (e Giovanni) sembrano non essere coinvolti (At8,1).

L’ultimo accenno esplicito di Atti a Giovanni è in At8,14-25, quando l’apostolo viene inviato assieme a Pietro in Samaria. Qui avvenne l’incontro con Simon Mago. Questa missione evangelizzatrice non sembra comunque aver troncato i legami con la chiesa madre di Gerusalemme.

In occasione degli eventi del Concilio di Gerusalemme (circa 49-50, At15,1-35), che lasciò liberi i pagani convertiti di non osservare i precetti della Torah, il ruolo svolto da Giovanni viene taciuto dagli Atti. Sono messi in primo piano Pietro e Giacomo (non il “Maggiore” fratello di Giovanni, ucciso attorno al 44, ma il “fratello” di Gesù). Tuttavia nel resoconto paolino di Gal2,1-9 Giovanni viene collocato sullo stesso piano degli altri due discepoli: entrambi sono chiamati “colonne”.

Predicazione in Anatolia

Circa gli anni successivi agli eventi narrati negli Atti, le antiche tradizioni cristiane concordano nel collocare l’operato di Giovanni in Asia. In particolare si parla di Efeso, con una breve parentesi di esilio nell’isola di Patmo.
In particolare, Ireneo di Lione afferma che « […] Giovanni, il discepolo del Signore, quello che riposò pure sul petto di lui, anch’egli pubblicò un Vangelo, mentre soggiornava in Efeso d’Asia» (Adv.Haer.III,1,1).

Policrate di Efeso riporta una tradizione altrettanto antica quando, intorno all’anno 190, scrisse al Vescovo di Roma Vittore per difendere la prassi pasquale quartodecimana in uso nelle chiese d’Asia affermando di averla appresa dai «grandi luminari che riposano in Asia […] : Filippo…morto a Gerapoli…; Giovanni, che si era chinato sul petto del Signore, che fu sacerdote e portò il petalon, che fu testimone e maestro, è morto ad Efeso» (Eusebio, Historia Ecclesiastica, V,24,2-3 e III,31,3).

A Policarpo di Smirne si riferisce Ireneo (a sua volta citato da Eusebio di Cesarea) nella lettera a Florino, collocando esplicitamente in Asia la predicazione di Policarpo in cui « […] raccontava i suoi rapporti con Giovanni e con gli altri che avevano visto il Signore» (Eusebio, Hist. Eccl., V,20,6).

Eusebio di Cesarea, inoltre, segnalando che il nome “Giovanni” è presente due volte nell’elenco dei nomi tratto da Papia di Gerapoli e da lui riportato, afferma: «Con ciò viene dimostrata la veridicità del racconto di coloro che dicevano che in Asia due persone avevano lo stesso nome, e ricordavano che ancora oggi esistono due tombe che portano il nome di Giovanni a Efeso». (Eusebio, Hist. Eccl., III,39,6). Papia di Gerapoli, infatti, nella sua opera Esposizione degli Oracoli del Signore, afferma di riportare ciò che aveva appreso dai presbiteri, « […] coloro che tramandano la memoria dei precetti dati dal Signore…Se poi veniva qualcuno che era stato discepolo dei presbiteri, chiedevo le parole dei presbiteri…Che cosa aveva detto Andrea, Pietro (…) Giovanni o Matteo (…) e ciò che dicono Aristione e il presbitero Giovanni, discepoli del Signore» (Eusebio, Hist. Eccl., 39,1-17).

Il contesto cronologico complessivo però è meno definito, e in particolare è ignota è la data in cui Giovanni (e secondo la tradizione anche Maria, sulla base di Gv19,26-27) si è trasferito in questa città, all’epoca la quarta metropoli dell’impero romano (dopo Roma, Alessandria e Antiochia). È possibile che l’apostolo si sia trasferito in Asia prima del Concilio di Gerusalemme (circa 49-50) e, soprattutto, prima del prolungato soggiorno nella città di Paolo (durato almeno due anni, dalle varie ipotesi cronologiche collocati tra il 52-58): in tal caso Giovanni sarebbe il fondatore di questa chiesa. Ad ogni modo, indipendentemente dalla sequenza cronologica (Giovanni poi Paolo oppure Paolo poi Giovanni), fu la figura di Giovanni a lasciare una netta impronta alle chiese asiatiche (vedi p.es. la questione quatordecimana sulla celebrazione della Pasqua).

Accenni contenuti in testi patristici nominano alcuni discepoli di Giovanni che poi giocarono ruoli di primo piano nella storia e nella letteratura cristiana: Papia di Ierapoli e Policarpo di Smirne.

Guido Reni, Giovanni evangelista (Fonte: Wikipedia)

Morte

Giovanni rappresenta un caso particolare tra i dodici apostoli poiché la tradizione lo indica come l’unico morto per cause naturali e non per martirio. I paramenti liturgici per la sua festa sono bianchi e non rossi. Oltre agli Atti di Giovanni, alcune indicazioni patristiche sono concordi nel datare la morte a Efeso sotto l’impero di Traiano (98-117). Girolamo specifica la data con precisione al 68º anno dopo la passione del Signore, cioè nel 98-99. Esiste comunque una secolare tradizione, riportata anche nella Legenda Aurea, secondo cui Giovanni fu martirizzato a Roma, presso porta Latina, durante la persecuzione di Domiziano. Constatato che l’olio bollente non riusciva a bruciare il corpo dell’apostolo, Domiziano lo accecò e lo rimandò ad Efeso, dove poi morì.

Come racconta il quarto vangelo (Gv21,20-23), c’era tra le comunità cristiane la curiosa leggenda per cui Giovanni, l’apostolo prediletto, non sarebbe morto prima della parusia di Gesù. La leggenda traeva ispirazione dalla longevità dell’apostolo. Un’età di 90-100 anni rappresentava per l’epoca un elevato traguardo. Assumendo inoltre l’autenticità giovannea dell’Apocalisse, testo che rivela la fine del mondo e il ritorno del Signore, poteva essere logico ipotizzare che all’apostolo sarebbe stato concesso di vivere quello che aveva visto estaticamente. Alla morte di Giovanni alcuni suoi discepoli inserirono in appendice il racconto per chiarire che la leggenda non aveva fondamento nella predicazione di Gesù.

L’apocrifo Atti di Giovanni descrive una sua lunga preghiera d’addio e varie versioni divergono circa la sua fine:

  • muore dicendo «La pace sia con voi, fratelli»
  • una luce abbagliante lo avvolge e muore, e dalla sua tomba ne esce della manna;
  • il mattino seguente alla sepoltura i discepoli non ne trovano più il corpo (o ne trovano solo i sandali), lasciando ipotizzare un’assunzione al cielo. Questo particolare non è stato accolto dalla tradizione teologica cristiana. Essa riconosce l'”assunzione” solo a Elia e a Maria (per il caso di Gesù si parla propriamente di “ascensione”).

 

 

Fonte: Wikipedia