Commento al Vangelo, 27 luglio 2025 – LC 11, 1-13
Come pregare? Qual è la preghiera più idonea per un discepolo di Gesù?
Sono domande che spesso ci poniamo e che gli stessi discepoli pongono a Gesù.
E Gesù risponde proponendo una preghiera conosciuta come la preghiera del Padre nostro.
In realtà più che un insieme di frasi da imparare a memoria e da recitare, è espressione dell’esperienza di figliolanza di Gesù con il Padre ben descritta dalla parabola dei tre amici.
Un uomo va a mezzanotte dal suo amico perché deve dare del cibo ad un’altro suo amico giunto da un viaggio. Sono tre amici che osano abbattere qualsiasi barriera, che sanno andare oltre perché sono legati tra di loro. La loro relazione di comunione è ciò che conta e in nome di ciò si può disturbare a qualunque ora e per qualsiasi cosa. Di fronte alla loro amicizia tutto passa in secondo piano.
Questi tre amici sono l’immagine della relazione amicale, la dottrina direbbe sostanziale, che esiste tra Gesù e il Padre. In questo contesto si capisce la preghiera del Padre nostro: un’esperienza di unità affettuosa.
Ecco che Dio diventa l’Abbà, il padre affettuoso e tenero che ha cura del proprio figlio, che lo ascolta, lo custodisce, lo guida e lo protegge, che lo ama con tenerezza. Un Abbà che conosce il figlio, al quale nulla è nascosto e di cui conosce i bisogni. E il figlio vive questa paternità ricambiando con stima e con abbandono fiducioso. Con questo appellativo di Abbà il bambino chiamava in modo affettuoso il proprio padre. Così Gesù chiama Dio. Per lui non esiste “Dio”, esiste l’Abbà.
Siamo amici di Dio, ma soprattutto Lui è nostro amico per cui possiamo osare tutto, indipendentemente da ciò che meritiamo. Si tratta di comportarci con Dio come con un padre affettuoso, come con un amico del cuore. Se c’è amicizia allora ogni regola, ogni merito passa in secondo piano, sorge la confidenza e la certezza che Dio risponde perché è buono con noi. E Dio rimane amico sempre e comunque, donando in qualsiasi condizione ci troviamo il dono della comunione, lo stesso Spirito che lega il Padre ed il Figlio.
Questa è l’originalità della preghiera di Gesù: non formule, non metodi, ma esperienza di confidenza in Dio, con il quale ci si relaziona come con un amico. Ecco allora il significato profondo della preghiera del Padre nostro: si vuole che il Suo amore risplenda in ogni situazione, si ha fiducia che Lui pensa a noi a tal punto da chiedere ciò di cui abbiamo bisogno e il Suo amore ci permette di vivere la misericordia reciproca fino a sentirci fratelli tra di noi, fig6li di uno stesso padre. La preghiera del Padre nostro si trasforma così in uno stile di vita basato sulla fiducia in Dio.
Accogliamo questa amicizia e coraggiosamente chiamiamo Dio con il Suo vero nome: Abbà, Amico, in ogni situazione. Come Gesù, anche noi; così parteciperemo alla Sua preghiera e sentiremo la tenerezza di Dio. Allora impareremo a pregare non perché si crede, ma perché si ama.
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