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Commento al Vangelo, 2 marzo 2025 – Lc 6,39-45

In questo brano del Vangelo, Gesù pone una domanda, retorica, se un cieco può guidare un altro cieco. In realtà la domanda si potrebbe formulare diversamente: cosa fare per vedere il bene e non il male?
È l’invito a vedere la trave che abbiamo negli occhi. È cieco chi vede il male del fratello; è cieco chi non vede il buono che è nel fratello. Vedere il male presente negli altri, come abitudine, è segno della nostra cecità. In realtà, chi ha una buona vista, vede primariamente il bene.
Quando si cerca sempre un colpevole, vuol dire che si è ciechi; quando sono gli altri che devono cambiare, allora si è ciechi; quando si parla solo della miseria degli altri e non della propria, allora si è ciechi; quando non si riesce a vedere il dono di Dio nell’altro, allora si è ciechi fino a tal punto che non ci si rende conto della propria cecità.
Ecco quindi la necessità di convertire il nostro sguardo e cominciare a vedere la presenza della luce divina in tutti coloro che ci circondano.
È un percorso che inizia nel vedere i frutti buoni che sono presenti nella vita del fratello, senza fermarsi alle prime apparenze. Ed è certa la presenza dei frutti buoni proprio perché l’altro è un fratello come me, amato e benedetto da Dio come lo sono io. Se ci sono frutti in me, di sicuro ci sono anche negli altri perché il dono di Dio è sempre più grande del male. Si tratta di cambiare prospettiva e di aguzzare la vista: l’altro gode del favore del Signore.
Ecco che la mia preoccupazione non è, primariamente, cercare e denunciare il male, ma il bene.
Anzi, posso indicare il male solo se riesco a valorizzare e promuovere il bene. In questo modo si evita la cecità che fa accusare e rompe ogni comunione fino a vedere perfino la trave nell’occhio di Dio. Alla fine, anche Lui diventa oggetto della nostra azione purificatrice.
Questo processo di conversione consiste proprio nel vedere il bene.
Semplicemente si comincia con una conversione del nostro parlare: incoraggiando e indicando il dono di Dio che c’è negli altri e in noi. È purificare lo sguardo attraverso le parole per vedere la nostra vita con occhi positivi. Bisogna cambiare modo di parlare per poter vedere il dono di Dio, cominciando dalle cose più semplici. In caso vedessimo solo il male o troppo male, allora saremmo malati di cecità.
Scopriamo dove è il dono di Dio ed una volta visto il dono presente, ringraziamo: è il modo più bello e meno doloroso per togliere la trave dai nostri occhi. Così vedremo che Dio è buono con tutti noi, ci innamoreremo della nostra vita e della nostra terra, ma soprattutto dei fratelli.