Santo del Giorno, 6 aprile – San Pietro da Verona
Pietro da Verona, al secolo Pietro Rosini è stato un predicatore appartenente all’Ordine dei domenicani.
Nacque a Verona da famiglia catara. Studiò all’Università di Bologna e decise di entrare a far parte dell’Ordine dei Frati Predicatori al tempo in cui Domenico di Guzmán era vivente. È ricordato in particolare per la sua tenace opposizione alle eresie, soprattutto nei confronti di quella catara.
Nel 1232 Gregorio IX lo inviò in Lombardia, dove l’eresia catara era largamente radicata e praticata, con mandato e compito di reprimerla. Fece il suo ingresso nel convento di Sant’Eustorgio e pare che subito abbia fondato un’associazione di militanti detta “Società della Fede” o dei Fedeli, ma non vi sono riscontri storici certi. Pietro e i domenicani ottennero presto risultati grazie all’appoggio dei rappresentanti del Comune.
Nel 1240 divenne priore del convento domenicano di Asti; nel 1241 priore in quello di Piacenza.
Alla fine del 1244 fu inviato a Firenze, dove cominciò a predicare nella chiesa di Santa Maria Novella. Qui fondò anche una “Sacra Milizia” (o “La società di Santa Maria”) che ebbe il sostegno del popolo minuto, anche se non pare ci sono riscontri storici certi.
Lo scontro inevitabile si ebbe quando Pietro e gli inquisitori domenicani ottennero la condanna degli eretici fiorentini Baroni e del podestà bergamasco che li proteggeva. Secondo le Croniche dell’arcivescovo Antonino Pierozzi (Sant’Antonino da Firenze) in tale occasione avrebbero avuto luogo gli scontri cosiddetti “del Trebbio” e di “Santa Felicita”. Si tratta dei luoghi dove oggi si trovano due colonne celebrative erette alla fine del Trecento, rispettivamente la Colonna della Croce al Trebbio e la Colonna di Santa Felicita.
La tradizione vuole che a Firenze Pietro abbia fondato quella che oggi è la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, ma anche in questo caso non abbiamo riscontri storici certi. Papa Innocenzo IV nel 1251 lo nominò inquisitore per le città di Milano e Como.
Nel 1252 venne assassinato da alcuni sicari con un falcastro nella foresta di Seveso, precisamente a Barlassina, mentre andava a piedi da Como a Milano. Le agiografie riportano che intinse un dito nel proprio sangue e con esso scrisse per terra la parola “Credo”, cadendo poi morto.
Il coltello usato per ucciderlo è conservato a Seveso, presso il Santuario a lui dedicato.
Fonte: Wikipedia