Santo del Giorno, 16 settembre – San Cornelio Papa
Cornelio è stato il 21º papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal marzo 251 alla sua morte.
Biografia
Nacque probabilmente verso il 180. Secondo il Catalogo Liberiano dei papi, Cornelio regnò due anni, tre mesi e dieci giorni. Tale fonte, per questo tipo di dati, è attendibile in virtù degli studi effettuati da Giusto Lipsio, Joseph Barber Lightfoot e Adolf von Harnack.
L’imperatore Decio mise a morte il suo predecessore, Fabiano, il 20 gennaio 250. Ma si dovette aspettare il successivo mese di marzo quando, grazie all’assenza dell’imperatore, l’intensità della persecuzione diminuì. Per la scelta del nuovo papa sorsero immediatamente due correnti di pensiero contrastanti sulla questione dei lapsi. Coloro che erano rimasti saldi nella fede si divisero fra indulgenti e rigoristi verso coloro che, per paura della persecuzione, avevano ceduto ed ora sarebbero voluti tornare in seno alla Chiesa. Infine, a 14 mesi dal martirio di Fabiano, i 16 vescovi convenuti a Roma elessero Cornelio.
Fu l’elezione di un alto esponente dell’aristocrazia romana, contro la sua volontà, ma in base «…al giudizio di Dio e di Cristo, alla testimonianza di pressoché tutto il clero, al voto delle persone ivi convenute, al beneplacito dei presbiteri anziani e degli uomini di buona volontà, in un tempo in cui nessuno lo aveva preceduto, quando la sede di Fabiano che è la sede di Pietro, ed il soglio erano vacanti» (san Cipriano, Epistole IV, 24).
Nel lungo periodo di vacanza della sede pontificia ci furono varie polemiche, tra cui quella che investì seriamente il vescovo di Cartagine san Cipriano, che alcuni (guidati dal presbitero Novato) consideravano un traditore perché era fuggito da Cartagine durante la persecuzione dell’imperatore Decio. Novato trovò un alleato nel presbitero Novaziano, un prete di dubbia moralità, che approfittò del momentaneo sbandamento della comunità romana per guadagnare alla sua causa i cristiani più incerti e, soprattutto, per porre la sua candidatura al pontificato.
L’elezione, a grandissima maggioranza, di Cornelio fu un colpo per Novaziano, che spedì due del suo partito a chiamare tre vescovi (conosciuti come personaggi piuttosto sprovveduti) da altrettanti angoli remoti d’Italia. Fece dire loro di venire a Roma velocemente poiché, insieme ad altri vescovi, avrebbero dovuto mediare su una divisione interna. Questi uomini semplici furono costretti a conferire l’ordine episcopale su di lui alla decima ora del giorno. Uno di questi, però, ritornò alla chiesa confessando il suo peccato, «…e noi inviammo – dice Cornelio – i sostituti per gli altri due vescovi nei luoghi da cui provenivano». Per assicurarsi la lealtà dei suoi sostenitori Novaziano li costrinse, all’atto di ricevere la santa Comunione, a giurare sul Sangue e sul Corpo di Cristo che non sarebbero tornati da Cornelio.
Cornelio era un fautore dell’indulgenza nei confronti dei lapsi. Novaziano, che era un rigorista e la pensava in modo opposto, contestò l’elezione del nuovo papa. Era infatti convinto che Cornelio fosse un debole e sosteneva che nemmeno i vescovi potevano garantire la remissione di peccati gravi come omicidio, adulterio, e apostasia, ma che questi potevano essere rimessi soltanto nel Giudizio Finale.
Alcune settimane più tardi Novaziano si autoproclamò papa e l’intero mondo cristiano si agitò per questo scisma che sarebbe durato fino al V secolo. Tuttavia l’appoggio di san Cipriano assicurò a Cornelio i cento vescovi d’Africa, e l’influenza di Dionisio, vescovo di Alessandria d’Egitto, portò anche i vescovi orientali dalla sua parte. In Italia il papa riuscì a mettere insieme un sinodo di 60 vescovi, mentre Fabio, vescovo di Antiochia di Siria, rimase indeciso.
Cornelio gli scrisse tre lettere, delle quali Eusebio di Cesarea riportò alcuni estratti (Storia ecclesiastica, VI.43). In esse il papa elencava i difetti nell’elezione di Novaziano e ne parlava con estrema amarezza. Da questi estratti si evince che, in quel periodo, la chiesa di Roma era formata da 46 presbiteri, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42 accoliti, 52 tra esorcisti, lettori e ostiari e 1500 tra vedove e persone bisognose. Grazie a questi dati Burnet e Edward Gibbon valutarono che il numero dei cristiani a Roma si aggirasse intorno alle 50.000 unità. Ma secondo Benson e Harnack questo numero era troppo elevato.
Il sinodo condannò Novaziano e il suo scisma.
Degli scritti di Cornelio sono giunte fino a noi 2 lettere a Cipriano e nove risposte da Cipriano al papa. Monsignor Giovanni Mercati dimostrò che il testo originale delle lettere di Cornelio è nel “latino volgare” colloquiale che si usava all’epoca. Non erano quindi nello stile più classico usato dall’ex oratore Cipriano e dal dotto filosofo Novaziano.
Dopo la sua elezione, Cornelio sanzionò le miti misure suggerite da san Cipriano. Accettò inoltre la proposta del concilio di Cartagine del 251 di riabbracciare nella comunione, dopo la giusta penitenza, coloro che si erano persi durante la persecuzione di Decio.
Morte e sepoltura
L’imperatore Decio morì nel 252. Secondo le fonti cristiane, il suo successore Gaio Vibio Treboniano Gallo iniziò una nuova persecuzione contro i cristiani. La ragione sarebbe stata l’accusa di essere portatori della pestilenza che colpì Roma nel 251/252. In realtà pare che l’unico atto di Gallo sia stato proprio l’arresto e incarcerazione di Cornelio. Egli fu portato a Centumcellae (l’odierna Civitavecchia), dove morì nel giugno del 253. Cipriano afferma ripetutamente che Cornelio fu martirizzato. Il Catalogo Liberiano riporta «ibi cum gloria dormicionem accepit», e questo può significare che morì a causa dei rigori a cui fu sottoposto durante la sua deportazione, sebbene documenti successivi affermino che lo decapitarono.
Girolamo riporta che Cornelio e Cipriano patirono il martirio nello stesso giorno di anni diversi, e la sua affermazione è generalmente accettata. Infatti, secondo la Depositio martyrum del IV secolo, il «XVIII kl octob Cypriani Africae Romae celebratur in Callisti». La festa di san Cipriano si celebrava cioè a Roma, presso la tomba di Cornelio nelle catacombe di San Callisto, dove ci fu la traslazione del suo corpo nel 283. La sepoltura non fu però nella cappella dei papi, ma in una catacomba adiacente, forse in quella di un ramo della famiglia dei Cornelii. L’iscrizione posta sulla sua tomba è in latino, «CORNELIUS * MARTYR*», mentre quelle di papa Fabiano e papa Lucio I sono in greco.
Le sue reliquie furono poi trasferite in una basilica voluta da papa Leone I. Quindi papa Adriano I le portò nella domus culta di Capracoro, dove il pontefice aveva la casa paterna. Al tempo di papa Gregorio IV il suo corpo riposava nella basilica di Santa Maria in Trastevere. In quel tempo parte delle reliquie finirono a Compiègne, in Francia. Mentre nella seconda metà del XVIII secolo altre parti del suo corpo andarono nella chiesa dei Santi Celso e Giuliano.
Culto
La sua memoria si celebra, con quella di san Cipriano, il 16 settembre.
Sia i cattolici che i copti venerano San Cornelio. È oggetto di particolare venerazione in Bretagna, dove è il santo patrono degli animali dotati di corna nella regione di Carnac. Nella chiesa parrocchiale di Carnac esiste una statua di san Cornelio intento a benedire due tori, circondato da pietre erette. Il 14 settembre di ogni anno i contadini portano sul luogo il loro bestiame per la benedizione. Anche in Cornovaglia, tra le popolazioni Bretoni d’oltremanica, esistono il culto del santo e una parrocchia a lui dedicata con il nome di Saint Cornelly.
Dal Martirologio Romano:
«16 settembre – Memoria dei santi martiri Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, dei quali il 14 settembre si ricordano la deposizione del primo e la passione del secondo, mentre oggi il mondo cristiano li loda con una sola voce come testimoni di amore per quella verità che non conosce cedimenti, da loro professata in tempi di persecuzione davanti alla Chiesa di Dio e al mondo.»
Tradizioni sul santo
Sulla figura di san Cornelio esistono alcune tradizioni legate alla creazione di menhir, gli allineamenti di Carnac, in Bretagna Meridionale. Secondo le tradizioni popolari, infatti, dopo il suo esilio da Roma il santo, servendosi di due buoi per il viaggio (da qui la sua designazione a patrono degli animali con le corna), si recò in Francia, dove giunse inseguito da alcuni legionari.
Fonte: Wikipedia