Quando Giovanni Paolo II scriveva agli anziani…
Il 1° ottobre del 1999 Giovanni Paolo II scriveva un’interessante lettera «i miei fratelli e sorelle anziani»! E’ un testo articolato in 18 brevi paragrafi che costituisce un invito a riflettere su una stagione della vita: stagione quanto mai preziosa in sé e per i più giovani. E la scriveva nell’anno che l’ONU dedicava agli anziani!
A partire dal dato di fatto che «gli anni passano in fretta» ma «il dono della vita, nonostante la fatica e il dolore che la segnano, è troppo bello e prezioso», Giovanni Paolo II si mette in dialogo con tutti gli anziani del mondo «con l’animo di chi, anno dopo anno, sente crescere dentro di sé una comprensione sempre più profonda di questa fase della vita ed avverte conseguentemente il bisogno di un contatto più immediato con i suoi coetanei per ragionare di cose che sono esperienza comune, tutto ponendo sotto lo sguardo di Dio, che ci avvolge col suo amore e con la sua provvidenza ci sostiene e ci conduce».
Il valore di uno sguardo retrospettivo
«Riandare al passato per tentare una sorta di bilancio è spontaneo alla nostra età. Questo sguardo retrospettivo consente una valutazione più serena ed oggettiva di persone e situazioni incontrate lungo il cammino. Il passare del tempo sfuma i contorni delle vicende e ne addolcisce i risvolti dolorosi. Talvolta si tratta di problemi e sofferenze, che mettono a dura prova la resistenza psicofisica e magari scuotono la stessa fede. L’esperienza però insegna che le stesse pene quotidiane, con la grazia del Signore, contribuiscono spesso alla maturazione delle persone, temprandone il carattere».
Son molteplici le sottolineature in cui è strutturata la lettera che merita essere considerata nella sua intierezza, con grande frutto, sia per gli anziani che per i giovani che guardano l’anzianità come un miraggio senza spesso apprezzarne il valore!
E dopo alcune considerazioni sul secolo XX, il papa si sofferma sull’autunno della vita ponendosi l’interrogativo: «Che cosa è la vecchiaia? Di essa a volte si parla come dell’autunno della vita seguendo l’analogia suggerita dalle stagioni e dal susseguirsi delle fasi della natura. C’è una stretta somiglianza tra i bio-ritmi dell’uomo e i cicli della natura, di cui egli è parte.
Allo stesso tempo, però, l’uomo si distingue da ogni altra realtà che lo circonda, perché è persona. Plasmato ad immagine e somiglianza di Dio, egli è soggetto consapevole e responsabile. Anche nella sua dimensione spirituale, egli vive il succedersi di fasi diverse, tutte ugualmente fuggevoli». E tuttavia la vecchiaia non manca dei suoi beni, perché attenuando l’impeto delle passioni, essa “accresce la sapienza, dà più maturi consigli”. In un certo senso, è l’epoca privilegiata di quella saggezza che in genere è frutto dell’esperienza, perché “il tempo è un grande maestro”.
Gli anziani nella Sacra Scrittura
Sempre preziosi i contenuti relativi alla riflessione sull’anzianità considerata alla luce della sacra Scrittura. Giovanni Paolo II vi dedica ben tre paragrafi prima di giungere ad evidenziare che l’anziano è il custode di una memoria collettiva che attende di essere rispettata, ascoltata e valorizzata, considerando quella giusta prospettiva costituita dall’«eternità, della quale la vita è preparazione significativa in ogni sua fase. Anche la vecchiaia ha un suo ruolo da svolgere in questo processo di progressiva maturazione dell’essere umano in cammino verso l’eterno».
Un augurio di vita
«In questo spirito, mentre vi auguro di vivere serenamente gli anni che il Signore ha disposto per ciascuno… trovo una grande pace nel pensare al momento in cui il Signore mi chiamerà: di vita in vita! Per questo mi sale spesso alle labbra una preghiera che il sacerdote
recita dopo la celebrazione eucaristica: “Nell’ora della morte chiamami, e comanda che io venga a te”. E’ la preghiera della speranza cristiana, che nulla toglie alla letizia dell’ora presente, mentre consegna il futuro alla custodia della divina bontà… E quando verrà il momento del definitivo “passaggio”, concedici di affrontarlo con animo sereno, senza nulla rimpiangere di quanto lasceremo. Incontrando Te, dopo averti a lungo cercato, ritroveremo ogni valore autentico sperimentato qui sulla terra, insieme con quanti ci hanno preceduto nel segno della fede e della speranza».