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Commento al Vangelo, 28 agosto 2022 – Lc 14,1.7-14

In questo brano del vangelo viene descritta una scena vista da Gesù: gli invitati che fanno a gara a scegliere i primi posti a tavola. Gesù prende spunto per dare una visone diversa della vita.
Non si tratta solo di galateo, ma di uno stile di vita.
È normale lasciarsi trascinare da un criterio meritorio, per cui si pensa di poter meritare un premio, un riconoscimento per ciò che si è fatto. Si arriva a pretendere e quindi a credersi migliori di ciò che in realtà si è.
Gesù, invece, indica una prospettiva opposta: non partire dal premio che potremmo ricevere, ma da ciò che ci viene dato in dono. E il dono va oltre il criterio del merito. Il dono è gratuito e libero e, per essere compreso, suppone una situazione immeritoria e di bisogno. È l’invito a non sentirsi meritevole, ma bisognoso, a non pretendere, ma a vivere la dinamica del dono. Con il criterio del merito si pretende, con quello del dono si riceve.
Ecco l’invito a mettersi nella disposizione di vivere il dono, di saper ricevere perché bisognosi e consci della nostra povertà e inadeguatezza. Allora sorge spontanea la gratitudine che fa apprezzare il dono e il donatore. L’essere grati per ogni cosa ci aiuta a vivere con libertà le vicende della vita, ci permette di vincere le pretese e superare le umiliazioni, di accogliere la nostra povertà con pace, ma soprattutto ci fa vedere la grandezza del donatore. E questo donatore è Dio. Dire grazie è aprire gli occhi non solo sulla nostra povertà, ma soprattutto sulla bontà di Dio che ci viene incontro con la sua benedizione. La gratitudine ci mette nella condizione di ricevere la misericordia di Dio come dono gratuito e libero.
Viviamo quindi il dono fino in fondo, così diventeremo capaci di donare senza pretendere, senza aspettare un tornaconto. Allora saremo senza pretese, ma semplicemente liberi e pronti per accogliere e per donare, vivremo la gioia di amare e impareremo ad essere veri fratelli. Gesù lo spiega con l’esortazione ad invitare coloro che non possono contraccambiare. In realtà così fa Dio con noi. Accogliendo il suo invito scopriamo come siamo poveri, ma soprattutto che siamo benedetti e amati. Facendo anche noi così, gli altri si scopriranno accolti e amati. Il frutto sarà la comunione e la gioia, mentre noi saremo veramente liberi e senza pretese, certi di essere amati per ciò che siamo e non per ciò che diamo.
Educhiamo il nostro cuore imparando a ringraziare e a donare con gioia. Allora vedremo Dio come il donatore che ama benedirci e non ci sarà più pretesa, ma accoglienza del fratello.