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Commento al Vangelo, 27 marzo 2022 – Lc 15,1-3.11-32

Di fronte a questa parabola sorge una domanda: del ritorno a casa chi ha guadagnato di più? Il figlio o il padre? Di sicuro il figlio, perché è tornato ad avere tutto quello che aveva prima.
Ma se guardiamo attentamente il brano, sembra che invece chi ha guadagnato di più sia il padre. Il centro del racconto, infatti, sembra non essere il figlio e neppure il perdono del padre, un perdono scontato, ma la gioia del padre.
Quando Gesù racconta questa parabola, pensa a Dio. È una reinterpretazione di tutta la corrente profetica che ha sempre annunciato il forte amore di Dio, a tal punto da identificare Dio con una madre che non dimentica i suoi figli e con lo sposo d’Israele che gioisce per la sua sposa. In questo modo Gesù porta a compimento quello che già era scritto nel Primo Testamento. Il centro è la gioia di Dio identificato con il padre della parabola.
Il figlio più giovane chiede al padre la parte di patrimonio che gli spetta. Il padre divise tra i due figli le sue sostanze. Il testo è molto più ampio e allude al padre che divide tra di loro la sua vita; metà della vita del padre se ne va. Il figlio gli prende metà vita. A livello umano è comprensibile, quando una madre o un padre perde un figlio, perde metà della vita, sente che gli manca qualcosa, perde tutta la gioia, l’entusiasmo. Si può interpretare questo anche dal fatto che da momento che il figlio se ne va, il padre sa solo fare una cosa: non fa più nient’altro se non guardare l’orizzonte. È un padre che è oramai senza vita e non fa più nulla, solo attende che ritorni il figlio. Possiamo dire che il padre non aveva più voglia di vivere, era senza entusiasmo.
Però quando vede il figlio ritornare, gli ritorna la vita.
È vero che il figlio gli chiede perdono, ma questo perdono è scontato. Per questo il perdono non è il centro, perché il padre neppure gli permette di chiedere perdono. È così preso dal ritorno del figlio che gli ritorna la vita: gli corre incontro, gli si getta al collo, lo bacia. Da un padre che era mezzo morto, ritorna ad essere pieno di gioia e fanno festa.
Si ha la conferma di ciò dai servi che raccontano al fratello più grande: “Tu fratello è qui e tuo padre lo ha riavuto sano e salvo”. Il centro è sempre il padre che ha riavuto il figlio sano e salvo, che gli ha ridato la voglia di vivere.
Oso dire che Dio ha bisogno di noi per gioire. Certamente noi abbiamo ho bisogno di Dio, ma anche Dio ha bisogno di noi perché senza di noi lui diventa triste. Dio farà di tutto per darci il paradiso. Immaginate Dio in paradiso triste perché manca qualcuno. È la logica dell’amore.
Non esiste il padre senza un figlio. Se togli il figlio non c’è più padre. Dio non può se non perdonarci, altrimenti ci perderebbe tutti quanti. Ogni volta che ritorniamo a Dio, facciamo felice Dio perché quando uno ritorna, Dio comincia a gioire un’altra volta.
È giusto chiedere perdono, ma è altrettanto doveroso e primario imparare a dire a Dio: “Ti voglio bene, io sto bene con te, io voglio stare con te, senza di te, Signore, io muoio”. Ma pure Dio dice la stessa cosa: “senza di te io muoio di dolore”.
Facciamo felice Dio con il nostro affetto e facciamo felici gli altri offrendo loro la nostra amicizia. Allora la nostra gioia sarà assicurata. Diventiamo amabili e interessanti, facciamoci desiderare e rimaniamo nella pace perché Dio farà di tutto per salvarci.