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Commento al Vangelo, 16 giugno 2024 – Mc 4,26-34

Le parabole del Regno sono il tema tipico della predicazione di Gesù. Queste due parabole hanno lo stesso protagonista ed lo stesso denominatore, rispettivamente il seme ed il tempo. Il seme seminato cresce al di là dei nostri sforzi e diventa così grande da offrire riparo agli uccelli.
Il tempo diventa un prezioso strumento nelle mani di Dio per farci sperimentare la Sua amorosa fedeltà.
Sono parabole che esprimono molto plasticamente il pensiero di Gesù. Per Gesù la priorità non è la nostra “santità”, raggiunta con sforzi tesi a rispettare la Legge, come suggerirebbe il pensiero farisaico, ma è il dono di Dio e della Sua azione che vuole a tutti i costi far nascere e crescere una nuova vita in chiunque, al di là delle proprie disposizioni. E l’uomo sembra non abbia nessun ruolo. Viene così proposta una nuova prospettiva religiosa: è Dio che getta il Suo seme dentro di noi per la nostra gioia. La Sua vera preoccupazione è che noi portiamo frutto, che possiamo vivere del Suo dono e del Suo amore. A noi compete, semmai, solo lo stupore e la gratitudine. Siamo stati creati capaci di accogliere il dono di Dio; non c’è terreno, non c’è cuore, che non possa ricevere il dono di Dio ed essere raggiunto dalla Sua grazia. In tale ottica nessuno è perduto e dimenticato. Per questo la vita, al di là delle pur innumerevoli prove, può essere resa dolce e leggera dallo sguardo benevolo di Dio che ha fiducia in ciò che ha seminato in noi. È la sovrabbondanza della grazia che sempre supera i nostri meriti e le nostre attese, è l’assicurazione che il domani sarà sempre segnato dal Suo amore. È la certezza che il futuro non può essere ipotecato dal nostro passato, dai nostri limiti, dai nostri sbagli, ma che ci attende qualcosa di nuovo fatto da Dio per noi. Non importa cosa siamo stati nel passato; il domani non è segnato dal castigo, ma dalla promessa di benedizione. Questo è il Regno di Dio: una benevolenza senza confini, un agire che va oltre la nostra stessa cooperazione e coscienza. Ed è proprio questa la vera novità portata da Gesù, la vera rivoluzione religiosa: misericordia gratuita e abbondante per tutti e per sempre. E Dio fa di tutto per rendere la nostra vita benedetta.
Assecondiamo, pertanto, il dono di Dio imparando il linguaggio della gratitudine, un linguaggio che, se usato, non fa altro che portare libertà, gioia e stupore. Se il presente ci invita alla gratitudine per tutto ciò che siamo, il futuro ci apre al coraggio per cui non si ha più paura, perché amati da Dio. Si diventa così capaci di affrontare e superare le diverse difficoltà, sapendo che Dio è fedele e porterà a compimento ciò che ha iniziato in noi. Dio sa portare a termine ciò che ha seminato in noi e non rimarremo senza frutto.
Viviamo l’oggi nella gratitudine e in una gioiosa fiducia, senza angustiarci per il passato o per il futuro perché Dio sarà sempre con noi.
Gratitudine e gioia sono la risposta alle parabole del seme, una gratitudine e una gioia che si alimentano del tempo che passa, un tempo alleato di Dio per farci crescere nella fiducia della Sua amorosa fedeltà. Così si vive il dono del Regno