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Commento al Vangelo, 15 agosto 2021 – Assunzione

Cenno storico
La festa dell’assunzione risale al II secolo ed è sempre stata collegata con la Pasqua. Uno scritto apocrifo, sempre del II secolo, racconta che nei suoi ultimi giorni Maria visse sul monte Sion e gli apostoli si radunano da tutti i luoghi per vivere con lei questo ultimo momento. Quando Maria muore, la accompagnano all’orto del Getsemani e lì vegliano tre giorni in attesa che Gesù venga a prenderla, al quarto giorno, come da lui promesso.
L’apocrifo racconta che tra gli apostoli vi era anche Paolo e che gli apostoli discutevano di questioni teologiche. Ciò fa presupporre che si trattasse del primo concilio di Gerusalemme.
Al quarto giorno Gesù viene a risuscitare Maria. Gli apostoli sono testimoni di questo momento perché vedono il corpo di Maria salire in cielo con Gesù.
Questo racconto si ricollega a ciò che dice Paolo: Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte (1Cor 15,20-26).
Lei è la prima tra gli uomini a sperimentare la risurrezione, che toccherà anche a tutti noi.
Fin dagli inizi della Chiesa questa festa, detta prima Dormitio Mariae, ora, per noi cattolici, Assunzione, è sempre stata unita con la festa ebraica delle capanne, una festa di sapore escatologico che celebra la restaurazione di Israele, una restaurazione che si compirà alla fine dei tempi quando tutti saremo risorti e vivremo con Cristo di cui Maria è esempio. Questa festa ha radici profondamente ebraiche e all’inizio si festeggiava alla tomba del Getsemani; solo più tardi, dal IV secolo, verrà celebrata in tutta la Chiesa.
Messaggio biblico
I dogmi mariani si sono sviluppati sempre a partire dal Cristo. Pertanto Maria è modello del discepolo che segue Gesù. Ella è parte della Chiesa e da madre biologica diventa la madre del mio Signore (Lc 1,43). Una trasformazione che sa di elezione e che manifesta la fedeltà di Dio che tutti, ognuno nel suo ordine, siamo chiamati a sperimentare proprio perché amati dal Signore. Da ciò scaturisce la nostra testimonianza: andare incontro al fratello per condividere tale speranza.
Maria va in fretta da Elisabetta, non aspetta. È il desiderio di essere confermata e di condividere il dono ricevuto. A Maria è stato rivelato dall’angelo che è amata a tal punto che sarà madre del Signore. Una rivelazione unica che turba Maria a tal punto che sente il bisogno di sentire una voce amica per essere confermata in questa novità. Per questo Maria anticipa il tempo. Va subito da Elisabetta. Abbiamo bisogno di essere confermati dai fratelli e dalle sorelle che siamo amati sempre e comunque; sono loro la voce del Signore. E tutti abbiamo bisogno di tale conferma perché non sempre è facile credere che siamo amati gratuitamente e incondizionatamente.
Anche Gesù ha avuto bisogno di essere confermato se andare o meno a Gerusalemme dove si sarebbero compiuti i suoi giorni. È proprio sul monte Tabor che il Padre si manifesta con una forte esperienza di trasfigurazione che lo conferma come suo Figlio, l’eletto.
Maria va in fretta, perché ha bisogno di una voce amica. Da questo incontro con Elisabetta scaturirà il cantico di Maria, il Magnificat, dove viene esaltata la fedeltà di Dio per il suo popolo.
È un incontro dove la stessa Elisabetta diventa profeta e riconosce la grandezza del dono che Maria porta dentro si sé, il Figlio di Dio.
Ogni incontro tra voci amiche produce sempre gioia, ci rende profeti che sanno proclamare la fedeltà del Signore e ci dona di vedere la presenza misericordiosa di Dio tra di noi. L’incontro tra amici ci conferma che non siamo dimenticati da Dio; esso è anticipo del dono della salvezza perché dove c’è la vera carità, lì c’è Dio (cfr. 1Gv 4,8.16).
Ma cos’è la carità se non la vicinanza, un sorriso, una carezza e una parola di un amico… E dove c’è questa carità, c’è Dio; ti senti amato, confermato (cfr. Gv 15,12-17; 1Cor 13, 4-7; 1Gv 4,20-21).
Maria va verso una regione montuosa: non è facile trovare un amico. Questo costa perché bisogna perdere tempo, cercare comunione, sapersi ascoltare, saper stare insieme.
Di questo è modello Maria: fare di tutto perché l’altro diventi nostro amico. È la via maestra per scoprirsi amati da Dio e per sentirci capaci di amare.
Tre sono le azioni che Maria ci suggerisce per essere discepoli di Gesù:
– andare dal fratello perché si senta amato;
– parlare in modo tale che il cuore dell’altro si riscaldi;
– rimanere con il fratello perché veda il dono di Dio.