Di tanto in tanto chi ha familiarità con la liturgia – o almeno con i Vangeli – si trova davanti a questa beatitudine: «Beati i poveri…» con quel che segue. Una prima reazione immediata fa sorgere l’interrogativo: ma di quali poveri si tratta? È vero, c’è chi si trova in serie difficoltà, e l’operatività della Caritas e di altre Istituzioni lo sanno molto bene. Ma c’è solo questo tipo di povertà? Non è fuori luogo attirare l’attenzione anche su altre povertà che in tempi recenti si sono accentuate ancora di più. Proviamo a individuarle!

C’è una povertà materiale, lo sappiamo, ma la sensibilità e la generosità di tante persone e istituzioni sta cercando di porvi rimedio, senza però fomentare l’idea che tutto debba piovere dall’alto. Resta l’opportunità di darsi tutti da fare al di là del «Reddito di cittadinanza»!

C’è una povertà psicologica determinata da molteplici forme di fragilità che si sono accentuate in questi tempi recenti. È necessario riprendere fiducia in se stessi, avere il coraggio di confrontarsi con chi può donare energia, non solo fisica. E senza comunque aspettarsi chi sa quale soluzione con il «bonus psicologo» appena varato dal Governo.

C’è una povertà spirituale che permane. E se in questo tempo in alcuni si è irrobustita con la preghiera e i sacramenti, in altri ha trovato l’occasione per accentuarsi ancora di più. La ricchezza dello Spirito si lascia trovare se la si ricerca, con coraggio. È il cammino della fede che permane sempre attivo qualora non ci si abbandoni alla ricerca di soluzioni effimere.

C’è una povertà intellettuale con cui devono fare i conti gli insegnanti di ordine e grado. È senza dubbio una situazione complessa per la facile persuasione in molti giovani che avere accanto un cellulare lì si trovi la risposta immediata. Ma la cultura è frutto di laborioso confronto con il patrimonio del passato e del presente per poter affrontare con intelligenza l’immediato futuro.

C’è una povertà sociale, costituita dal timore di stabilire rapporti sani e sereni, superando l’atteggiamento guardingo di chi ha sempre paura di inganni o di incomprensioni. Non mancano attività e occasioni che cerchino di facilitare una maggior sintonia, non solo all’interno dei singoli paesi ma con un orizzonte ben più ampio. E la «Dottrina sociale della Chiesa» offre un paradigma quanto mai ampio ed eloquente per superare ogni forma di povertà.

C’è una povertà politica con cui i cittadini stanno facendo i conti da decenni. Fare il «politico» non può essere frutto di improvvisazione o peggio di

investimento economico. «Investire» energie in ambito politico richiede – accanto ad un elevato profilo culturale – il coraggio di mettersi in discussione per portare avanti progetti e prospettive che abbiano sempre al centro i valori propri della persona umana. Ma questi valori quanto sono presenti? E come si identificano?

C’è infine una povertà ambientale: sì, ce ne rendiamo conto quando la natura si risveglia provocando disastri… Ma le persone e le Istituzioni perché «piangono» solo in certi momenti? La prevenzione è un’altra grande sfida, per ogni tipo di società; una sfida che va proposta a livello educativo cominciando con i più giovani, in famiglia, nel territorio e altrove, in modo che l’ordine e la pulizia siano non solo atteggiamento di rispetto nei confronti delle persone ma anche della natura stessa.

Ma allora tutto questo come si combina con la beatitudine evangelica? E cosa può significare: «… perché di essi è il Regno dei cieli»? Il superamento delle tante povertà sopra ricordate in definitiva si può realizzare solo se il cuore si apre e si mostra attento. È un’apertura che tocca il quotidiano, che coinvolge la psiche, che pervade lo spirito, che chiama in causa la cultura, i rapporti sociali, le sfide dell’azione politica, il rispetto della natura…

Ecco la sintesi più immediata ed eloquente di una «beatitudine» che il Signore ha posto all’inizio di altre che interpellano sempre chiunque si onora di ritenersi «persona» che ha il coraggio di confrontarsi con i valori dello spirito!

Il Direttore Spirituale

Prof. Don Manlio Sodi