Santo del Giorno, 16 agosto – San Rocco
Rocco di Montpellier, universalmente noto come san Rocco, è stato un pellegrino e taumaturgo francese. La Chiesa cattolica lo venera come santo ed è patrono di numerose città e paesi. È il santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa. Il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime. In senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato. Con il passare dei secoli è divenuto uno dei santi più conosciuti nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi.
Agiografia e dati cronologici
Secondo l’agiografia comparata alle più recenti indagini biografiche, confrontando e incrociando le date della vita del santo e gli eventi storici dell’epoca, è nella seconda metà del Trecento che si può attestare che nelle carceri di Voghera moriva un pellegrino di origine francese arrestato circa cinque anni prima con l’accusa di spionaggio, aggravata dalla reticenza nel dare le proprie generalità. Alcune tra le più antiche fonti quattrocentesche sono concordi nel ricordare che la morte di san Rocco di Montpellier avvenne martedì 16 agosto 1377, ma in realtà quell’anno a tale data corrispondeva la domenica. Dalla verifica degli anni in cui il 16 agosto cadeva di martedì spicca, significativamente, il 1379.
Attorno a quest’uomo aleggiava già una certa fama di santità, accompagnata dai fatti di Piacenza e Sarmato, fama di santità che avrebbe portato alla presunta acclamazione della stessa durante il Concilio di Costanza, nell’anno 1414. Ma si tratta di una notizia che non regge a un’accurata verifica delle fonti, come dimostrato soprattutto dal belga Pierre Bolle, tra i massimi esperti mondiali della figura di san Rocco.
Su Rocco di Montpellier si inseriranno e si confonderanno, è vero, elementi di Racho di Autun (è la tesi del Bolle) ma basteranno pochi decenni perché le fonti restituiscano sufficienti elementi di valutazione, fondamentali ai fini del culto, per avvalorare il quale la ricerca storica rimuove gli elementi spuri. Tra quelli da tenere sempre presenti vanno considerati:
- l’antichità provata e documentata del culto,
- la presenza delle reliquie,
- la diffusione e la persistenza del culto stesso, non certo per ragioni emotive (in sostanza sono gli elementi su cui Pierre Bolle lavora, come del resto su dati simili, prima di lui, già i Bollandisti avevano basato la loro severa opera di disamina).
Per quanto riguarda la cronologia della vita di san Rocco, per diversi secoli è stata accettata quella tradizionale di Francesco Diedo, l’autore della più celebre opera dedicata al santo (Vita Sancti Rochi, prima edizione 1479). Secondo l’autore veneziano, Rocco sarebbe nato nel 1295 e morto nel 1327, ma tali date sono state respinte dagli studiosi, soprattutto a seguito delle importanti ricerche di alcuni storici del Novecento, in particolare Antonio Maurino e Augustin Fliche. La loro ricostruzione è nota come la nuova cronologia, e circoscrive la vita di san Rocco al periodo 1346/50 – 1376/79. Tale datazione si basa sull’incrocio di attestazioni documentarie specifiche, elementi storici di ordine generale e congetture ovviamente non sempre del tutto probanti. In ogni caso, essa è di fatto l’unica che possa essere accettata dagli studiosi convinti della storicità della figura del santo.
Le più antiche fonti documentarie
Le notizie su san Rocco, più o meno attendibili, che si sono trasmesse nel corso dei secoli, hanno come riferimento essenziale alcune agiografie di epoca quattrocentesca. Com’è noto agli studiosi, si tratta di opere che non hanno un precipuo intento storico, e pertanto devono essere valutate con estrema cautela. Le antiche agiografie dedicate ai santi non sono delle biografie nel senso moderno del termine, ma semmai dei testi edificanti, finalizzati a presentare al pubblico dei devoti un esempio di fede e di testimonianza cristiana. Tuttavia, espungendo da tali opere gli elementi leggendari e cercando gli adeguati riscontri in documenti liturgici o civili più attendibili, è possibile ricavare una serie di dati “biografici” sufficientemente accettabili.
Nel caso di san Rocco, le agiografie più antiche sono le seguenti:
- Francesco Diedo, Vita Sancti Rochi (1479). Cinque edizioni in lingua latina, due in lingua italiana.
- Anonimo tedesco, Historie von Sant Rochus (1482). Tre edizioni in lingua tedesca.
- Anonimo latino, Acta breviora (1483). Due edizioni in lingua latina, ma all’interno di opere generali sui santi.
- Jehan Phelipot, La vie et légende de msgr. Saint Roch (1494). Tre edizioni in lingua francese.
A queste vanno aggiunte altre opere di minor rilievo: il Compendium vitae sancti Rochi (1493) e le Vitae di Ercole Albiflorio (1494), Jean de Pins (1516) e Lelio Gavardo (1576). Ma in ogni caso, l’elemento essenziale è che queste agiografie hanno rappresentato, per cinque secoli, le fonti di riferimento fondamentali – e uniche – non solo per i devoti, ma anche per gli storici; ed è solo dopo l’anno 2000 che sono state ritrovate ben tre agiografie del Quattrocento, sconosciute alle precedenti generazioni di studiosi:
- Domenico da Vicenza, Istoria di San Rocco (1478/80). Un’edizione in lingua italiana, più un manoscritto.
- Paolo Fiorentino, Vita del glorioso confessore San Rocho (1481/82). Un’edizione in lingua italiana.
- Bartolomeo dal Bovo, Vita Sancti Rochi confessoris (1487). Un manoscritto in lingua latina.
Si tratta di testi di straordinario valore, in particolare il primo e il terzo, che hanno determinato una vera e propria svolta negli studi su san Rocco, soprattutto a proposito della ricostruzione delle derivazioni testuali fra l’agiografia ‘capostipite’ e le successive. Secondo Pierre Bolle, si potrebbe oggi ritenere che la prima Vita dedicata al santo non sia quella del Diedo, ma quella di Domenico da Vicenza. E non si può escludere che il manoscritto di Bartolomeo dal Bovo possa essere collegato alla primissima agiografia rocchiana. Una presentazione dei contenuti e delle caratteristiche di queste tre importanti agiografie è stata pubblicata da Paolo Ascagni, sulla base delle risultanze dei primi studi di Pierre Bolle, Francesca Lomastro ed Elena Cristina Bolla. In ogni caso, tutte le agiografie quattrocentesche di san Rocco sono in rete a disposizione degli studiosi.
La canonizzazione
La scarsa storiografia su san Rocco si estende anche alla sua canonizzazione. Non solo non si conosce con esattezza la data ma addirittura c’è ancora oggi chi nega che ci sia stata per il santo una vera e propria elevazione alla gloria degli altari. L’ipotesi più celebre, propagata dall’antica Vita sancti Rochi del Diedo, è che sia avvenuta per opera del concilio di Costanza nel 1414, durante il quale, secondo la tradizione, la cittadina fu colpita dalla pestilenza e mentre i padri conciliari stavano discutendo se convenisse lasciare la città, un giovane cardinale propose in assemblea come unica soluzione il ricorso a un uomo di Dio, san Rocco.
La proposta fu accolta e dopo aver portato in processione per la città l’immagine del santo, la città fu in breve tempo liberata dal morbo. Fu quella, quindi, una canonizzazione avvenuta per acclamazione di popolo e ufficialmente riconosciuta dal concilio. Ma come già detto, si tratta di un evento storicamente indimostrabile.
La prima ufficializzazione del culto di san Rocco è comunque avvenuta in un periodo tribolato per la Chiesa, il cosiddetto scisma d’Occidente, con più papi eletti contemporaneamente al soglio pontificio, il primo fra i quali, papa Gregorio XIII ne fissò la sua festa al 16 agosto. Infine, Urbano VIII approvò solennemente il suo culto nel 1629 e la Congregazione dei riti concesse un ufficio e una messa propri alle chiese costruite in onore del santo. Nel 1694, papa Innocenzo XII prescrisse ai francescani di celebrarlo con il rito doppio maggiore. Così la gerarchia ecclesiastica seguì l’entusiasmo espresso dai fedeli nei confronti di Rocco diventato santo grazie ai suoi miracoli piuttosto che al favore del clero.
Patronati
Fin dal Medioevo si invocava l’intercessione di san Rocco, presso Dio, contro la peste, autentico flagello che, a più riprese, si diffuse per contagio nel vecchio continente mietendo milioni di vittime. Questo in virtù della dedizione che Rocco ebbe in vita nella cura e risanamento di quanti furono colpiti da questa malattia. I recenti aggiornamenti liturgici gli riconoscono pure il patronato contro altre malattie (lebbra, colera, osteoporosi, AIDS, tumore, leucemia) e, in generale, contro le epidemie e tutte le malattie contagiose.
Per quanto concerne i disastri naturali, il santo francese è invocato presso Dio contro la siccità, i terremoti e, in generale, contro tutte le calamità naturali.
È patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti (essendo stato lui stesso un pellegrino), degli automobilisti, degli assicurativi, dei farmacisti, dei chirurghi, degli infermieri (e degli operatori sanitari in generale), dei becchini, dei cavapietre, dei servitori, dei giovani e degli animali (in special modo dei cani e nelle invocazioni delle campagne contro le malattie del bestiame). Inoltre è patrono degli invalidi, dei prigionieri e degli emarginati, per aver provato le stesse condizioni durante la sua vita.
Solamente in Italia, san Rocco è il patrono di oltre cento comuni.
Fonte: Wikipedia